di Romeo Castellucci
suoni di Scott Gibbons
coreografia e interpretazione Gloria Dorliguzzo
realizzazione video Luca Mattei
consulenza informatica Alessandro Colla
produzione Societas
La rappresentazione spettrale di tutti i nomi del vocabolario (tradotti nelle diverse lingue) proiettati, uno a uno, su un megaschermo.
I nomi rappresentano potenzialmente tutti gli oggetti della realtà dotati di un nome. La velocità di sequenza è commisurata alla capacità retinica e mnestica di trattenere una parola che appare nel baleno di un ventesimo di secondo. Si tratta di comprimere lo sguardo sul punto critico di fusione, poco prima della perdita dell’aggancio percettivo, nello sfarfallamento che sfugge alla netta distinzione dei singoli termini. Il frenetico e liminale susseguirsi delle parole fa sì che alcune di esse rimangano impresse nella corteccia visiva di ciascun spettatore; altre – la maggioranza – andranno perse. Lo spettatore, esposto a questo trattamento, subisce la parola umana sotto l’aspetto della quantità. Non il cosa, ma il quanto. L’affastellarsi frenetico delle nominazioni non lascia nessuno spazio alla scelta o discernimento. Il nucleo del linguaggio ritorna al rumore bianco, che riporta al caos.
Informazioni sullo spettacolo
21.11.2021 - h 19:00 - Teatro Municipale Valli
Posto unico
€ 10,00
L’installazione presenta audio a volumi elevati e immagini ad alta frequenza che possono essere sconsigliate a chi è affetto da epilessia e a persone fotosensibili.
L’installazione è sconsigliata ai minori di 12 anni.
Durante l’installazione, il pubblico può entrare e uscire liberamente dallo spazio.
Il personale di sala è a disposizione
Ingresso con Green pass e documento di identità in corso di validità
Il Terzo Reich è l’immagine di una comunicazione inculcata e obbligatoria, la cui violenza è pari alla pretesa di uguaglianza. Qui, il linguaggio-macchina esaurisce interi ambiti di realtà, là dove i nomi appaiono uguali nella loro serialità meccanica, come fossero i blocchi edilizi di una conoscenza che non lascia scampo.
Ogni pausa è abolita, occupata. La pausa, cioè l’assenza delle parole, diventa il campo di battaglia per l’aggressione militare delle parole, e i nomi del vocabolario così proiettati, sono le bandiere piantate in una terra di conquista.
Precede la proiezione un’azione simbolica in cui una performer darà vita a un cerimoniale di “accensione” del linguaggio. Il suono che accompagna l’installazione, composto da Scott Gibbons, sarà apodittico.
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