SCHOENBERG, IL LUNARE
Concerto Uno
Sonia Turchetta Sprechstimme
Giorgio Bernasconi direttore
Arnold Schoenberg, Pierrot Lunaire op. 21, per Sprechstimme, flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte
La versione eseguita in questo concerto è quella che Anton Webern approntò nel 1923 per lo stesso quintetto strumentale del Pierrot Lunaire.
Pierrot Lunaire, composto da Schoenberg nel 1912, è forse la sua opera più nota per le molte novità musicali introdotte. Basata su una raccolta di 21 poesie del poeta simbolista Albert Giraud, fu eseguito per la prima volta a Berlino il 16 ottobre 1912, ed è considerato una sorta di manifesto dell’espressionismo in musica. Da cui l’atmosfera tesa, in sospensione fra macabro e grottesco.
Nell’esprimere se stesso e il suo ambiguo carattere, Pierrot deforma l’immagine romantica in smorfie allucinate: canta alla luna che lo ispira, vive profonde angosce, si immagina assassino, e dopo tormenti e attimi di cinismo, torna alla sua patria, Bergamo, invocando nell’ultimo brano "l’antico profumo dei tempi delle fiabe".
In quest’opera Schoenberg utilizza per la prima volta la tecnica dello Sprechstimme, cioè un canto solo fuggevolmente intonato dove si fondono le caratteristiche del parlato e del canto. L’autore stesso spiega che il cantante-recitante, pur mantenendo rigorosamente il ritmo notato, deve appena intonare la nota vera e propria e poi subito abbandonarla.
Le 21 liriche – suddivise in tre parti di sette ciascuna – hanno i seguenti titoli:
I: 1. Ubriaco di luna 2. Colombina 3. Il Dandy 4. Una pallida lavandaia 5. Valzer di Chopin 6. Madonna 7. La luna malata
II: 1. Notte 2. Invocazione a Pierrot 3. Rapina 4. Rosso convivio 5. Ballata della forca 6. Decapitazione 7. Le croci
III 1. Nostalgia 2. Perfidia 3. Parodia 4. La macchia lunare 5. Serenata 6. Viaggio verso casa 7. Antica frangranza