Schenisches Konzertstück per 5 o più attori o strumentisti, da Staatstheater di Mauricio Kagel (1971)
ZAUM_percussion
Simone Beneventi, Anita Cappuccinelli, Matteo Savio, Clara Storti, Lucas Zileri
direzione musicale Simone Beneventi
regia, scene, costumi Roberto Paci Dalò
luci Alessandro Pasqualini
assistente alla regia Marina Dardani
sartoria della Fondazione I Teatri Monica Salsi, Renata Orsi
produzione Fondazione I Teatri / Festival Aperto
in collaborazione con Giardini Pensili, Quattrox4 Laboratorio di Circo
si ringraziano Milano Musica – Assessorato Educazione e Conoscenza del Comune di Reggio Emilia / Officina Educativa – Centro Sociale Papa Giovanni XXIII / SD Factory – Offset – Françoise Rivalland
100 scene, 300 oggetti sonori, 5 performer, una scena dipinta. Un’opera aperta che lascia grande libertà inventiva. Una nuova esecuzione/allestimento in cui «tutto è separato, tutto è insieme».
Informazioni sullo spettacolo
19.09.2021 - h 18:00 - Teatro Cavallerizza
Posto unico
€ 15,00
[Foto di Roberto Paci Dalò]
L’accesso è consentito soltanto con certificazione verde Covid-19 (Green Pass) o documentazione che attesti l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dall’infezione (validità 6 mesi) o l’esito negativo di un test molecolare o antigenico (validità 48 ore). Si richiede anche un documento di identità valido.
«La mia intenzione è quella di creare un campo rizomatico a un “repertoire” fatto di un’infinita e sorprendente serie di oggetti e azioni visivi e sonori. Un gesamtkunstwerk (opera d’arte totale). Sarebbe piaciuta a Kagel questa parola? Ma sì, in fondo aveva proprio deciso di stabilirsi nel 1957 a Colonia dove ha trovato terreno fertile per realizzare le sue opere.
Nel disegnare la drammaturgia non ho potuto non pensare alla sua biografia. Una giovinezza porteña e la sua condizione di doppio esule: ebreo europeo a Buenos Aires e argentino a Colonia. Profugo permanente, profugo del pensiero certamente, mi appassionano le sue identità plurime. Il suo rifiuto di un’unica identità è un atto di resistenza e i personaggi in scena in Repertoire “deterritorializzano” ed eccedono il paradigma di genere.
Mi piace pensare a uno spettacolo come organismo interconnesso in maniera profonda. Tutti gli elementi concorrono al risultato finale e lavorare su un autore come Kagel non fa altro che enfatizzare questa necessità di “compresenze” paritarie tra immagine, suono, spazio, corpi, azioni e così via. In breve: il Teatro».
Roberto Paci Dalò