Lo spettacolo porta in scena la storia di Don Pasquino Borghi, sacerdote di umili origini e medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Dopo l’8 settembre iniziò ad accogliere i militari sbandati e sostenne la prima banda partigiana italiana, quella dei fratelli Cervi. Partigiano lui stesso con il nome di “Albertario”, collaborò attivamente con don Domenico Orlandini (nome di battaglia “don Carlo”). Il 21 gennaio 1944 don Pasquino fu arrestato a Villa Minozzo per poi essere trasferito alle carceri di Scandiano e di Reggio Emilia. Venne fucilato, senza alcun processo, insieme ad 8 antifascisti nel Poligono di tiro il 30 gennaio come rappresaglia all’uccisione di un militare della Guardia Nazionale Repubblicana avvenuta a Correggio due giorni prima.
Il giornale della federazione Il solco fascista così scriveva “A seguito delle proditorie uccisioni di Militari della GNR e dell’esercito repubblicano verificatesi in questi ultimi giorni, si è riunito, nella giornata del 29 corrente, il Tribunale speciale di Reggio nell’Emilia che ha giudicato e condannato alla pena capitale nove persone risultate colpevoli dei delitti di favoreggiamento di bande armate ribelli e di prigionieri nemici, di sovversismo e incitamento alla rivolta e alla guerra civile. La sentenza è stata eseguita stamane all’alba.”
“Dicono che è stato partigiano: è vero, ma lui è sempre stato partigiano del bene e della carità ed è sempre stato resistente all’ingiustizia e alla violenza. Quello che ha fatto, lo ha fatto perché lui era abituato in famiglia, alla bontà ed alla carità. A Tapignola aveva continuato a fare quanto aveva fatto in Africa, il missionario, dando tutto ciò che aveva agli altri”. Orsola Del Rio Borghi (madre di don Pasquino)