U* – Storia di un’identità fluida
CRiB
Premio della critica 2018 Direction Under 30
di CRiB
performer Beatrice Fedi
regia Roberto Di Maio
direzione artistica Carolina Ciuti
musiche Claudio Cotugno
L’idea per “U* – Storia di un’identità fluida” nasce dall’apprendimento di un fatto avvenuto in Canada nel Novembre del 2016: la nascita di Searyl Doty, il primo bambino al mondo la cui tessera sanitaria reca menzione ad un sesso indeterminato, ‘Undetermined’. È la madre di Searyl, donna attualmente in transizione verso il genere maschile, a compiere questa (non) scelta ed a farsi così ambasciatrice di una lotta sociale a favore del fluido, del non definito.
Venire a conoscenza di questo accadimento ha costituito la ragione per una ricerca storiografica circa lo sviluppo della sessualità dalla Preistoria sino ai giorni nostri, rivelando una sorprendente involuzione rispetto a come l’identità di genere e la sessualità venivano percepite, rappresentate e manifestate migliaia di anni fa – basti pensare che nel Mesolitico, l’arte rupestre raffigurava già scene di omoerotismo.
Alla ricerca storiografica è seguita dunque un’analisi dei processi culturali ed antropologici alla base della creazione di concetti ed etichette che oggi utilizziamo per comunicare, nominare, indicare, definire il sesso ed il genere. Scavando approfonditamente nell’etimologia delle parole, ci siamo interrogati sull’origine dei termini più abusati, sull’atavica necessità dell’uomo di dare un nome alle cose per poter comunicare, sulle infinite connotazioni e sfaccettature delle parole, con l’obiettivo quasi scientifico di svelare le potenzialità del linguaggio al di fuori di un contesto sociale sovra strutturato e ricco di retaggi. Allo stesso modo, è stato fondamentale riflettere sull’epistemologia delle immagini e sulla loro influenza nella costruzione (o delimitazione) della storia politica del corpo, mettendo in discussione il modo in cui, con il tempo, ci siamo abituati a leggerle.
Con l’obiettivo di tornare ‘al grado zero della forma’ – per dirlo con Kazimir Malevich –, abbiamo scelto quindi di utilizzare una scrittura semplice e semplificata mirata ad approfondire senza giudicare, a suscitare domande piuttosto che fornire risposte, a decostruire concetti consolidati.
Vi siete mai interrogati, per esempio, sull’origine etimologica della parola ‘definire’? Derivata dal latino, ha in sé due significati opposti ed apparentemente contradditori: ‘limitare’ ma anche ‘qualificare’. Può essere dunque una definizione un modo per esprimere una qualificazione e non costituire un limite? Si può essere ‘donne’ senza per forza dover essere femminili? Si può qualificarsi come ‘maschi’ senza che questo implichi un riferimento alla virilità?
In sostanza, questo progetto è il risultato di un lavoro al dettaglio, secondo l’intento di scorgere nuove prospettive, immaginare uno spazio di mezzo, in cui lo spettatore possa perdersi, trovarsi e (dis-)orientarsi.
CRiB nasce nel 2017 dalla passione comune di Beatrice Fedi (performer e attrice), Roberto Di Maio (regista) e Carolina Ciuti (storica dell’arte e curatrice) per il teatro, le arti visive e la performance in generale. Alimentato dagli elementi caratteristici delle diverse formazioni artistiche di ciascuno dei fondatori, il gruppo affonda le proprie radici in una fondamentale ibridazione delle forme e dei linguaggi.
Dalla struttura fluida, i progetti di CRiB si materializzano in proposte teatrali, performance pensate per lo spazio urbano o il contesto museale, opere video e sonore, riflessioni condivise di cui lo spettatore diviene primo protagonista. Le proposte del gruppo sono infine il risultato della solida convinzione che l’arte in senso lato sia un veicolo necessario alla creazione di spazi dinamici in cui riflettere il tempo che abitiamo.
CRiB è culla, tana, casa, uno spazio intimo per la creazione.