«Un racconto ambivalente, sicuramente gioioso – nonostante tratti della malattia, della freddezza, dell’ipocrisia – ma anche tremendo, come tutte le fiabe».
La verità di questa novella – che ho riscritto, puntando l’attenzione sul personaggio del re, circondato dalla famiglia e dalla corte – ha a che fare con l’avidità, l’anaffettività, la mancanza di empatia che, a volte, si trova all’interno delle famiglie. Si ha sempre un po’ paura a parlare delle famiglie, dei loro segreti, della loro intimità… qui si descrive in maniera spietata questa casata reale, la cui storia è ambientata in un palazzo nobile, all’interno di una corte aristocratica.
Eppure, pur essendo altolocata, anche questa famiglia ha le sue miserie – prima di tutte la solitudine – all’interno di una comunità così apparentemente felice nel benessere. Quest’uomo, che pure è il re, è solo, malato, abbandonato, circondato da persone – la sua famiglia – interessate non certo alla sua anima o alla sua bellezza interiore, bensì solo al denaro, alle uova d’oro che, casualmente, anzi, incidentalmente, produce da quando si ritrova ad avere dentro di sé la gallina che non vuole uscire dalle sue interiora.
Nella mia rivisitazione, questo è diventato il nodo drammaturgico dello spettacolo, che, a poco a poco, con il procedere delle scene, si trasforma in una visione, in un incubo, un sogno. Sconfina nell’irreale, restando ancorato al concreto della distanza che, talvolta, si crea nelle famiglie, per la mancanza di sentimento e a causa di interessi che prevaricano sugli affetti.
Di sicuro si parla anche della solitudine del potere, della sua ottusità che instupidisce – e quindi bisogna guardarsi dal desiderarlo e dal conquistarlo, perché di sicuro non è sano… Senza dubbio, il potere, per come lo si racconta in questa favola, è qualcosa di patologico, che non produce bellezza, ma odio, distanza e morte. Difatti, nello spettacolo, a un certo punto, la morte arriverà, ma, come sempre in Basile – ed è un altro elemento che trovo molto interessante – non sarà la fine di tutto, bensì una trasformazione in qualcos’altro.
Emma Dante
Informazioni sullo spettacolo
03.04.2025 - h 20:30 - Teatro Ariosto (Primo turno)
04.04.2025 - h 20:30 - Teatro Ariosto (Secondo turno)
1 ora
Platea e Balconata I e II ordine centrale
€ 25,00
Balconata I e II ordine laterale
€ 20,00
Galleria
€ 20,00
Riduzioni
Iscritti Unimore > 50%
Under 30 > 30%
Amici dei Teatri > 20%
Over 65 > 15%
La vicenda racconta la sfortunata avventura di un re che, di ritorno dalla caccia, viene improvvisamente colto da un improcrastinabile bisogno corporale.
Per pulirsi le terga, afferra una gallinella che crede morta. In realtà, la bestiola è solo tramortita e, ribellatasi, per tutta risposta s’insinua nell’intestino del povero sovrano stabilendovi la propria dimora. A nulla valgono i tentativi dei cerusici di corte di tirare fuori la pennuta; così, ogni volta che si ciba e va di corpo, il re produce delle uova d’oro fatate.
A questo punto, la famiglia del re e l’intera corte decidono di sfruttare questa insolita circostanza per arricchirsi. Il sovrano non è tuttavia d’accordo e mette in atto un vero e proprio sciopero della fame…
Giambattista Basile è un narratore, anzi un affabulatore, un inventore di favole che sempre molto hanno a che fare con la realtà. È un grandissimo creatore di visioni, grazie soprattutto al linguaggio intriso di magia che impiega, ma allo stesso tempo è molto concreto, estremamente terreno. Ho sempre rintracciato, nelle sue favole, elementi che corrispondevano alla nostra realtà. Pertanto, mi piace, di Basile, la verità: nonostante l’architettura straordinaria che costruisce attraverso il linguaggio, mantiene sempre qualcosa di fortemente realistico.
Emma Dante
Crediti
libero adattamento da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
scritto e diretto da Emma Dante
elementi scenici e costumi di Emma Dante
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Sabrina Vicari
con Carmine Maringola, Annamaria Palomba, Angelica Bifano, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Stephanie Taillandier, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Samuel Salamone, Marta Zollet, Samuel Salamone, Viola Carinci, Marta Zollet, Odette Lodovisi
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre – Domaine d’O – Montpellier / Printemps des Comédiens
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone
organizzazione Daniela Gusmano
Con il sostegno di

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