Giordano Bruno
opera in 2 parti e 12 scene - prima italiana
musica di Francesco Filidei
libretto di Stefano Busellato
con
Giordano Bruno Lionel Peintre (baritono)
L'inquisitore 1 Jeff Martin (tenore)
L'inquisitore 2 Ivan Ludlow (basso)
Papa Clemente VIII Guilhem Terrail (controtenore)
e Dodici voci soliste
Raquel Camarinha, Eléonore Lemaire soprani
Johanne Cassar, Lorraine Tisserant mezzosoprani
Charlotte Schumann, Aurélie Bouglé contralti
Benjamin Aguirre Zubiri, David Tricou tenori
René Ramos Premier, Julien Clément baritoni
Antoine Kessel, Florent Baffi bassi
Remix Ensemble Casa da Música
direttore Peter Rundel
regìa Antoine Gindt
scenografia Elise Capdenat
luci Daniel Levy
costumi Fanny Brouste
coproduzione T&M Paris, Casa da Música Porto, Festival Musica Strasbourg, T2G Théâtre de Gennevilliers, Théâtre de Caen, Fondazione I Teatri Reggio Emilia
“L’immagine di Bruno sul rogo, il suo corpo che tocca il legno ardente è al centro dell’opera. […] La struttura in dodici scene presenta il contrasto fra scene filosofiche, dove si espongono le diverse tesi di Bruno, e scene processuali, dove si segue la cronologia storica, dall’arresto al supplizio. […] Le ho immaginate come luoghi della memoria, ciascuna associata a un’immagine, a un colore. Bisogna attendere l’undicesima, la scena del rogo, per ritrovare tutte le note delle scene precedenti, dove tutti i colori si mescolano, dove infine si distrugge quello che è stato costruito. Nelle mie opere c’è sempre un principio distruttivo. Voglio superare la bellezza rendendo la materia aggressiva, perché sia interessante, perché ponga domande”. (F.F.)
La regia di Antoine Gindt prenderà come punto di partenza l’ordine, il dogma (sociale, religioso, politico, scientifico), e restituirà in chiaroscuro l’universo brutale dei secoli XVI e XVII. I numerosi costumi saranno essenziali alla simbolica dei personaggi in scena. Il coro sarà, insieme a Giordano Bruno, il protagonista dell’opera: sempre in scena insieme ai solisti, assumerà il ruolo della folla, dei giurati, della difesa e dell’accusa. Poiché Bruno, fino alla morte, rovesciò i ruoli di ciascuno: trasformò se stesso da accusato in accusatore, e i giudici da accusatori in accusati.
Il libretto di Stefano Busellato è tratto da testi originali e da un'antologia di Nanni Balestrini su Giordano Bruno.
Il progetto nasce da due incontri: il primo tra Francesco Filidei e Stefano Busellato nel 2000, presso l’Università di Pisa, alle lezioni di Michele Ciliberto, uno dei maggiori esperti della filosofia bruniana. Il secondo dieci anni dopo, quando la musica del XVII secolo (e in special modo Frescobaldi) porta Filidei a osservare attentamente i meccanismi e il temperamento degli strumenti musicali dell’epoca. Un organo in particolare, il Luca Biagi costruito in S. Giovanni in Laterano per il Giubileo del 1600 (durante il quale Giordano Bruno fu ucciso) e rimasto tuttora inalterato, ispira a Filidei una serie di ricerche che poi daranno forma al progetto dell’opera. Il 1600 è anche – coincidenza solo in parte casuale – l'anno di nascita dell'opera in musica.