DUO CRISTINA ZAVALLONI / JASON MORAN
Prima assoluta
Cristina Zavalloni, voce
Jason Moran, pianoforte
Due giovani protagonisti della musica jazz internazionale, diversi ma ugualmente talentuosi e spinti da un’analoga sete di ricerca, si incontrano per la prima volta.
Cristina Zavalloni presenta in quest’occasione il lato meno conosciuto della sua poliedrica personalità – almeno dal pubblico di Aperto, che ha avuto modo di apprezzarla su lavori contemporanei –: quello jazzistico.
Le straordinarie qualità della sua voce sono ben note e non hanno bisogno di presentazioni. Ciò che è cambiato negli ultimi anni è la maturazione vertiginosa della cantante-compositrice. Le sue collaborazioni con gli artisti e nei campi più disparati testimoniano da sole della sua versatilità e intelligenza interpretativa-creativa. Basti citare i lavori scritti per lei da Louis Andriessen, James McMillan, William Parker, la sua collaborazione con il mandolinista brasiliano Hamilton de Holanda e quella, recentissima, con Stefano Bollani, le esplorazioni nei territori della canzone e della musica barocca. L’anno scorso, Cristina ha ricevuto la consacrazione internazionale al Carnegie Hall di New York. Reggio Emilia ha realizzato due produzioni che l’hanno vista protagonista vocale: L’Omaggio a Cathy Berberian (2003) e l’opera Conversazioni con Chomsky di Emanuele Casale (2010).
“Pochi musicisti nel mondo del jazz degli ultimi anni possono vantare il sound del pianoforte di Jason Moran. Il suo combinare e coordinare elementi diversissimi all’interno d’un preciso linguaggio musicale, dotato di canoni estetici che costituiscono una cifra chiara e riconoscibile del suo stile, rappresenta una straordinaria eccezione in un panorama musicale che impone de facto un superamento continuo dei confini tra generi. […] Il modo in cui Moran riesce a tenere assieme il connubio innovazione-tradizione ha decisamente pochi precedenti. […] Il suo piano passa da Ellington a Bjork, dall’hip-hop al rumore, dal bebop di Monk al free con estrema naturalezza. […] Il clima newyorkese si riflette perfettamente in questo sound urbano tanto che la nuova New York con la sua "bellezza inintenzionale" (Kundera) ne è splendidamente rappresentata.” (Alex Monamour per “Jazzitalia”)