ASPETTANDO GODOT
Progetto URT – Teatria srl
ASPETTANDO GODOT
di Samuel Beckett
copyright Editions de Minuit – Paris
traduzione Carlo Fruttero
regia Jurij Ferrini
con Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Angelo Tronca, Michele Schiano di Cola
scenografia Samuel Backett
costumi Michela Pagano
realizzazione scenografica laboratorio Ferrini & Minetti
assistenti alla regia Ilaria Carmeli e Cecilia Zingaro
responsabile tecnico Paolo Paoletti – Diapason (PN)
produzione esecutiva Wilma Sciutto
Uno spettacolo co-prodotto da progetto U.R.T. e Teatria-srl in collaborazione con “La Corte Ospitale di Rubiera (RE)”
foto di scena Massimo Battista
Spettacolo coprodotto con Teatria-srl in collaborazione con “La Corte Ospitale di Rubiera (RE)”, ha debuttato in anteprima a Locarno in Svizzera e in prima nazionale al teatro comunale di Ferrara nell’autunno dello scorso anno ed è il frutto di un incontro singolare fra Natalino Balasso e me, il risultato di una intesa scenica molto forte, nata durante la tournée de I Rusteghi di Goldoni, spettacolo di grande successo del Teatro stabile di Torino firmato da Gabriele Vacis. Abbiamo cercato a lungo un testo che potesse rappresentare una coppia comica così equlibrata e la scelta si è indirizzata sul grande capolavoro di Beckett.
Per raccontare qualcosa di “nuovo” su questo allestimento devo paradossalmente fare un passo indietro e citare una recensione di quel primo allestimento che affrontai con i miei giovani compagni di allora, perché mi sono sorpreso a rileggerle ritrovando la stessa chiarezza di oggi, nella inconsapevole e istintiva lettura di un giovane regista di neppure trent’anni. Un bellissimo articolo di Enrico Palandri – apparso nella pagina della cultura dell’Unità di mercoledì 22 dicembre 1999 – iniziava in questo modo: "Forse le generazioni future leggeranno Samuel Beckett in modo completamente diverso […] chissà cosa penseranno […] dei testi scritti da un uomo che considerava ogni frase, scritta o detta, una offesa al silenzio […] La lettura registica di Jurij Ferrini punta soprattutto a sottolineare la valenza meta-teatrale della situazione; questa lettura emerge da un gioco di relazione tra gli attori, spinto all'estremo, compresso in un'aria rarefatta di attenzione e silenzio. Un po' come se Didi e Gogo fossero capitati in teatro quella sera per caso e provassero a modo loro ad intrattenere il pubblico con i loro ragionamenti strampalati e fallimentari, una situazione paradossale che spinge verso un terreno comico particolarmente ricco. I mulinelli verbali dei protagonisti diventano gli emblemi dell'inutilità di ogni slancio vitale in quel deserto in cui si trovano, quel posto riarso e polveroso metafora di un paesaggio desolato e spettrale dopo un cataclisma”. Ma quale cataclisma ha distrutto ogni cosa? Forse una lenta ed inesorabile catastrofe culturale. E in effetti – continuando nella citazione di Palandri – " […] pochi scrittori come Beckett illustrano, nonostante il suo tenace silenzio, in modo tanto chiaro cosa sia stato il Novecento non solo per la letteratura ed il teatro, ma per una civiltà che era già arrivata ad una forma cronica di afasia, prima ancora che la televisione riempisse di rumore il vuoto. […]"
I protagonisti di ASPETTANDO GODOT non hanno più nulla da dire e nulla da fare e involontariamente raccontano la loro misera attesa di un destino (migliore?) solo perché si trovano in un teatro davanti ad un pubblico, sera dopo sera. Due atti strutturalmente molto simili: passano sulla scena Pozzo e il suo servo Lucky, che preferisce restare legato da una corda al suo padrone piuttosto che prendere in mano la sua esistenza e doversene in qualche modo preoccupare e alla fine di ogni giorno un misterioso ragazzo annuncia che “il signor Godot non arriverà oggi, ma di sicuro domani”. Così che i due protagonisti si appenderanno nuovamente ad una sempre più flebile speranza di ottenere dal signor Godot qualcosa di nuovo o almeno diverso…pur avendo le idee poco chiare su ciò che davvero vorrebbero ottenere.
Questo plot è un immenso materiale meta-teatrale per gli attori, essi possono entrare ed uscire dal gioco, lasciando sfumati i contorni di racconto ed immedesimazione, attraverso la ricchezza di una lingua incredibilmente poetica che restituisce un disagio esistenziale assoluto. In ASPETTANDO GODOT il tempo si è fermato; in un unico istante vediamo il passato, il presente ed il futuro di una umanità che non solo si è smarrita, ma che ha anche rinunciato a cercare se stessa …"aspettando" pazientemente una svolta; ma trascorrendo così tutto il tempo che la separa dall’unico destino certo di ogni essere vivente: la fine della propria esistenza.
Si tratta quindi di un teatro ben poco assurdo, casomai estremamente allegorico, almeno da quando l’assurdità della vita ha di gran lunga superato il non senso apparente di ciò che viene detto in scena. In questa versione di Aspettando Godot – mi dicono gli spettatori – si ha la sensazione d’aver capito qualcosa in più, divertendosi molto. Questa è per me la migliore recensione che si possa ricevere. Anche se un vero e proprio consenso unanime della critica ha salutato il debutto di questo nostro spettacolo….
Jurij Ferrini