11 ottobre 2015
Teatro Cavallerizza
“…and they began singing”
FontanaMixEnsemble
Francesco La Licata, direttore
FontanaMIXensemble
Lavinia Guillari flauti – Marco Ignoti clarinetti – Francesco Bonafè clarinetti – Daniele Faziani sax – Simone Cinque corno
Franco Venturini pianoforte – Simone Beneventi, Federico Lolli, Roberto Marra, Lorenzo Amoroso percussioni
Valentino Corvino violino – Andrea Maini viola – Viola Mattioni violoncello – Emiliano Amadori contrabbasso
Voci degli allievi attori della Scuola di Teatro “Alessandra Galante Garrone” di Bologna
Francesco La Licata direttore
Nell'àmbito di “Resistenza Illuminata” Omaggio a Luigi Nono nel 70° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione
Luigi Nono, Polifonica-Monodia-Ritmica, per ensemble (1951)
Betty Olivero, Seraf'im, per soprano, violino, clarinetto, viloncello e pianoforte (2002)
Andrea Agostini, In forma di canzone d'amore, per ensemble ed elettronica (2015)
Arnold Schoenberg, A Survivor from Warsaw (1948), versione per voci e ensemble di Francesco La Licata
Betty Olivero, Seraf'im, per soprano, violino, clarinetto, viloncello e pianoforte (2002)
Andrea Agostini, In forma di canzone d'amore, per ensemble ed elettronica (2015)
Arnold Schoenberg, A Survivor from Warsaw (1948), versione per voci e ensemble di Francesco La Licata
Il concerto lega l'omaggio a Nono, il tema della Resistenza, la memoria della Guerra e dell'Olocausto, tirando un filo fra generazioni diverse di compositori dal dopoguerra ai giorni nostri.
Polifonica-Monodia-Ritmica appartiene al giovane Nono che, appena entrato a contatto con gli ambienti della scuola di Darmstadt e della Neue Musik, tuttavia presto se ne distingue per un'idea non ortodossa – eretica – di innovazione radicale: essa fa della spinta etico-utopica qualcosa di inscindibile da quella tecnica e di linguaggio. Così Nono distilla una musica piena di inusitata poesia, a spese del rigore strutturalista.
E se Un sopravvissuto di Varsavia è opera calata nella Storia, basata sul racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia, Seraf’im di Betty Olivero ci riporta nella dimensione della spiritualità; storia e spiritualità legate proprio dalla riflessione sui temi del sacro, che innervano entrambe le partiture.
Ad Andrea Agostini è stato commissionato un nuovo pezzo; egli fa della Resistenza il punto d'avvio di una complessa meditazione, in cui politica e passione, memoria e oblio si riuniscono. "La mia simpatia – dichiara – va a chi scrive, a chi studia, a chi discute, a chi prova a capire, a lottare senza armi e senza violenza, a costruire pace senza chinare la testa: si può chiamare resistenza? Non lo so. Ma qui e ora provo a scavare nel grumo di passioni, cinismi, utopie e contraddizioni che mi porto dentro, e nel terrore di ciò che può succedere se solo ci si distrae un attimo; forse vi rinverrò una briciola di senso, un angolo dal quale guardare, una scintilla che mi aiuti a capire qualcosa: magari, chissà, in forma di canzone d’amore".
Polifonica-Monodia-Ritmica appartiene al giovane Nono che, appena entrato a contatto con gli ambienti della scuola di Darmstadt e della Neue Musik, tuttavia presto se ne distingue per un'idea non ortodossa – eretica – di innovazione radicale: essa fa della spinta etico-utopica qualcosa di inscindibile da quella tecnica e di linguaggio. Così Nono distilla una musica piena di inusitata poesia, a spese del rigore strutturalista.
E se Un sopravvissuto di Varsavia è opera calata nella Storia, basata sul racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia, Seraf’im di Betty Olivero ci riporta nella dimensione della spiritualità; storia e spiritualità legate proprio dalla riflessione sui temi del sacro, che innervano entrambe le partiture.
Ad Andrea Agostini è stato commissionato un nuovo pezzo; egli fa della Resistenza il punto d'avvio di una complessa meditazione, in cui politica e passione, memoria e oblio si riuniscono. "La mia simpatia – dichiara – va a chi scrive, a chi studia, a chi discute, a chi prova a capire, a lottare senza armi e senza violenza, a costruire pace senza chinare la testa: si può chiamare resistenza? Non lo so. Ma qui e ora provo a scavare nel grumo di passioni, cinismi, utopie e contraddizioni che mi porto dentro, e nel terrore di ciò che può succedere se solo ci si distrae un attimo; forse vi rinverrò una briciola di senso, un angolo dal quale guardare, una scintilla che mi aiuti a capire qualcosa: magari, chissà, in forma di canzone d’amore".