VITA E DESTINO
di Vasilij Grossman
regia Lev Dodin
Basato sul romanzo omonimo di Vasilij Grossman
scritto e diretto da Lev Dodin
collaborazione artistica Valery Galendeev
scene Alexei Porai-Koshits
luci Gleb Filshtinski
costumi Irina Tsvetkova
direzione musicale Mikhail Alexandrov, Evgeni Davydov
con gli attori del Maly Drama Teatr-Theatre of Europe Elizaveta Boyarskaya, Tatiana Chestakova, Oleg Dmitriev, Oleg Gaianov, Pavel Gryaznov, Alexandre Kochkarev, Anatoly Kolibyanov, Danila Kozlovski, Sergey Kouryshev, Alexi Morozov, Stanislav Nikolskiy, Maxim Pavlenko, Daria Roumyantseva, Oleg Ryazantsev, Vladimir Seleznev, Elena Solomonova, Igor Tchernevitch, Stanislav Tkachenko, Vladimir Zakharyev, Alexey Zubarev
produzione Maly Drama Teatr-Thatre of Europe
Lo spettacolo è sostenuto da Norilsk Nickel and Mikhail Prokhorov Foundation in collaborazione con Federal Russian Agency for Culture and Cinematography e Rao Ues of Russie
sponsor generale del Maly Drama Teatr-Theatre of Europe Kinef
direttore artistico del Maly Drama Teatr Lev Dodin
lo spettacolo è dedicato alla memoria di David Borovsky produzione in tournée Change Performing Arts e Crt Artificio Milano
Spettacolo in russo con sovratitoli in italiano
Vita e Destino, romanzo fluviale di Grossman, opera a lungo proibita in Russia, è la storia di una famiglia ebraica, perseguitata prima dai nazisti e poi dallo stalinismo, sullo sfondo della Seconda Guerra mondiale.
Il genio di Lev Dodin, il primo ad aver portato in scena la versione teatrale di questo discusso romanzo, si interroga sul ruolo dell’artista come insostituibile testimone, memoria di un popolo e di una società senza la libertà. E il suo teatro incontra la vita; diventa la vita.
I giovani interpreti hanno lavorato intensamente per tre anni interi fra studi, prove artistiche, visite ai lager, dialoghi con i sopravvissuti, ricerche d’archivio.
In scena ammiriamo una nuova generazione di artisti russi, dotati di una coscienza critica con la quale si interrogano sugli errori del passato toccando le corde più intime dello spettatore, nel provare a far comprendere "le cose più profonde".
Bastano una rete da pallavolo, uno specchio, un letto e un valzer di Schubert a disegnare lo spazio scenico, dove si soffre, ci si ama, si mangia, si beve, si danza, si parla e si grida davvero.
Mozzafiato.
Perché vederlo?
Per la genialità e il talento con cui Lev Dodin ha risolto l’impresa titanica di portare in scena un romanzo proibito e difficile come Vita e destino, rispondendo all’imperativo – nobilissimo – di essere un artista al servizio della memoria, della storia, della coscienza del suo popolo.