LE NUVOLE
di Aristofane regia Antonio Latella
Teatro Stabile dell’Umbria
con Marco Cacciola, Annibale Pavone, Maurizio Rippa, Massimiliano Speziani
scene e costumi Annelisa Zaccheria
suono e musiche Franco Visioli
ideazione luci Giorgio Cervesi Ripa
NUOVA PRODUZIONE
Una commedia dell’antica drammaturgia greca che oggi appare come una delle più riuscite di Aristofane per la capacità di trasferire situazioni contingenti in una dimensione universale, eternando il perenne conflitto fra le generazioni e il problema di una società che ha smarrito il senso del giusto, temi trattati dall’autore col genio di una satira acuta. La messinscena di Antonio Latella intende rendere pienamente la ricchezza e la versatilità del testo.
"Le Nuvole sono tutto e non sono niente, sono i nostri desideri e le nostre paure, le nostre gioie e i nostri orrori, e diventano tutto ciò che vogliamo ma non potranno mai essere. Eppure in quel gesto estremo compiuto dall’uomo (la distruzione per la sopravvivenza) la sola cosa che si salverà sono le nuvole che non sono mai state e mai esistite, quindi sono indistruttibili, come i pensieri, le idee[…]
Il giuoco del Teatro si moltiplica in questa commedia umana, la porta della conoscenza si è fatta minuscola, varcarla è impegnativo ma è dietro a quel cancello di velluto rosso che si imparano i trucchi della finzione, a bluffare sulla verità o a saperla riconoscere […]
Questa commedia antica non mette in scena un personaggio ma l’icona di un personaggio, che ha nome Socrate e il luogo che lo ospita, Il Pensatoio, è il vero personaggio con il quale Strepsiade si deve confrontare: un luogo non luogo, uno spazio che ha porte da varcare ma non ha pareti, una stanza dove il Maestro può sospendersi nell’aria, lontano dalla banalità della forza di gravità; solo così può pensare, riflettere, creare, preparare discorsi giusti e ingiusti, un luogo dove l’inafferrabile diventa forma ma resta incomprensibile per il suo continuo mutare essenza. Il Pensatoio, personaggio che non è maschile né femminile, non può essere, come ironicamente Aristofane fa dire a Socrate, né pollo né polla. […]”.
Antonio Latella