BURE BARUTA LA POLVERIERA
TEATRO ARIOSTO
Di Dejan Dukovski
traduzione di Roberta Cortese
con Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Giancarlo Judica Cordiglia, Davide Livermore, Olivia Manescalchi, Maria Grazia Solano
Musiche dalla Sandy Lopicic Grupa
Arrangiate da Andrea Chenna
e di Antonio Vivaldi, "Non ti lusinghi la crudeltade" (da Tito Manlio)
Georg Friedrich Händel, "Descend, Kind Pity" (da Theodora)
Antonio Vivaldi, Sinfonia (da Farnace)
Musiche eseguite da Banda Baretti
Andrea Chenna direzione musicale
Angelo Conto pianoforte, Massimiliano Gilli violino, Giulio Rosa tuba, Diego Vasserot tromba, Stefano Risso basso, Simone Bosco percussioni
videografica Marco Fantozzi
luci Alberto Giolitti
regia scene e costumi Davide Livermore
Coproduzione Teatro Regio e Unione Musicale in collaborazione con Associazione cine Teatro Baretti
Venerdì 27 gennaio ore 21 – turno verde Sabato 28 gennaio ore 21 – turno blu
La polveriera è un dramma scritto nel 1993 da un giovane autore macedone, Dejan Dukovski, da cui è stato tratto l’omonimo film di Paskalijevic che vinse il premio della critica a Venezia nel 1999.
Un dramma sulle multiformi tensioni dei popoli balcanici, diventato uno spettacolo in italiano diretto da Davide Livermore, interpretato da giovani attori torinesi su musiche popolari balcaniche e variazioni su composizioni di Vivaldi ed Haendel eseguite dal vivo dalla Banda Baretti.
Undici scene. In ognuna un morto per futili motivi, per raptus insensati. Delitti non-esemplari dove per lo spettatore è ogni volta più difficile schierarsi, distinguere tra vittima e carnefice.
Parlando del testo, il regista Livermore afferma : "L’ho scelto perchè è un testo straordinario, scritto sul modello del Girotondo di Schnitzler. Dejan Dukovski dice di non conoscere quell’opera : ma, visto quanto è colto, sensibile, perfino attento alla moda, non gli credo! Ho scelto Bure Baruta perchè sa parlare di guerra senza citarla mai, sa parlare di cosa capita alla gente, ad un popolo quando l’asse terrestre si inclina verso i conflitti. Con questa inclinazione non possono che esserci accelerazioni emotive, rotolamenti che portano a catastrofi quotidiane….Bure Baruta ha un linguaggio direttissimo, immediato, che amo molto, di grande effetto sul pubblico giovane. E la possibilità di raccontare quel mondo con un linguaggio assolutamente condiviso, che non necessita di chiavi d’accesso, dà grande forza. Il testo ha delle sintesi di grande letteratura, che non scadono mai nella gag, crea mondi, situazioni, in maniera mirabile".