THE FLOOD – L’ENFANT ET LES SORTILEGES
TEATRO VALLI
The Flood
A musical play
Libretto di Robert Craft
musica di Igor Stravinskij
Editore proprietario Boosey & Hawkes, London
Rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano
versione in lingua originale con sovratitoli in italiano
Luca Canonici Lucifer, Satan
George Mosley God I
Alessandro Paliaga God II
Matteo Carlomagno Narrator
Pali Van Gastel Caller
Matthew Spender Noah
Lorna Windsor Noah’s Wife
Filippo Tonon Noah’s Sons
L’Enfant et les sortilèges
Fantaisie lyrique en deux parties
Poème de Colette
musica di Maurice Ravel
Editore proprietario Durand & C., Paris
Rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano
versione in lingua originale con sovratitoli in italiano
Anna Bonitatibus, L’Enfant
Gabriella Sborgi, La Bergère, un Pâtre, la Chatte, l’Écureuil
Lorna Windsor, une Pastourelle, La Chauve Souris, la Chouette
Laura Brioli Maman, La Tasse chinoise, la Libellule
Ruth Rosique, le Feu, La Princesse, le Rossignol
George Mosley, L’Horloge comptoise, Le Chat
Luca Canonici, la Théière, le petit Vieillard, La Rainette
Alessandro Paliaga, Le fauteuil, Un arbre
Flavia Giordanelli, Laura De Rossi, Dario Righetti, Arnaldo Anselmi, Les Betes
Stefan Anton Reck direttore
Daniele Abbado regia
Boris Stetka regista collaboratore
Graziano Gregori scene
Carla Teti costumi
Valerio Alfieri lighting designer
Eugenia Morosanu coreografia
Angelo Linzalata assistente alle scene
Marco Faelli maestro del coro
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Coro di voci bianche "Benjamin Britten" diretto da Antonella Bertoni
Sopratitoli a cura di Prescott studio
Allestimento della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona e della
Fondazione Arena di Verona
Coproduzione Fondazione Arena di Verona, I Teatri di Reggio Emilia,
Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari
10 e 12 marzo 2006 ore 20
The Flood, di Igor Stravinskij (1882-1971)
libretto di Robert Craft
(Il diluvio) Musical play in un atto
Prima: Amburgo, Staatsoper, 30 aprile 1963
Il musicista forse più originale del nostro secolo, Igor Stravinskij, riuscì ancora a stupire giunto alla soglia degli ottant’anni anni accettando l’invito di una televisione commerciale newyorkese a scrivere uno spettacolo musicale con un lavoro che, quanto alcuni altri suoi titoli teatrali, sfugge al tentativo di una catalogazione precisa. L’opera, trasmessa col titolo Noah and the Flood (Noè e il diluvio) il 14 giugno 1962 dalla rete televisiva Cbs, tra una réclame e l’altra di una marca di shampoo, comprende una parte coreografica essenziale (in quell’occasione, del resto, l’opera venne presentata con la denominazione dance drama), in particolare per le scene centrali della costruzione dell’arca e del diluvio. Nel complesso, The Flood è più correttamente assimilabile alla traduzione, in termini drammatici moderni, dell’antico genere della ‘sacra rappresentazione’. L’ultimo atto del percorso nel teatro musicale del Novecento di Stravinskij rappresentò dunque un altro gesto di sperimentazione, una ricerca di nuove possibilità espressive; una strada che la televisione sembrava allora mettere a disposizione della musica, ma che in effetti non trovò purtroppo ulteriori sviluppi. Il testo del Diluvio fu preparato da Robert Craft, compositore, discepolo e devoto collaboratore di Stravinskij, che lo ricavò dalla Genesi e dai cicli di York e Chester dei cosiddetti miracle plays inglesi (seconda metà del XV secolo). L’opera si divide in sei parti: il preludio (comprendente anche sezioni cantate), la costruzione dell’arca (coreografia), il catalogo degli animali (melologo), la commedia (melologo), il diluvio (coreografia), l’apparizione dell’arcobaleno (parte cantata). A loro volta, preludio e apparizione dell’arcobaleno sono suddivisi in sette e in cinque episodi. Il fatto sorprendente è che una struttura così complessa e articolata sia contenuta in uno spazio di tempo che supera appena i venti minuti, ciò che lascia intendere quanto sia vorticosa la concentrazione musicale di una materia che abbraccia in pratica l’intero libro della Genesi. Stravinskij impresse un ritmo così rapido alla composizione, da impiegare, come disse lui stesso, «soltanto una nota o due per sottolineare i vari momenti della creazione, tanto che mi è sempre riuscito difficile immaginare il lavoro su una scena teatrale». In teatro, però, il Diluvio venne rappresentato subito dopo la ‘prima’ televisiva, e fu dato in Italia alla Scala di Milano già nel 1963, in un celebre spettacolo dell’Opera di Amburgo diretto dallo stesso Robert Craft.
L’Enfant et les sortilèges di Maurice Ravel (1875-1937)
libretto di Colette
Fantasia lirica in due parti
Prima:Montecarlo, Opéra, 21 marzo 1925
Quando Maurice Ravel si avvicinò al teatro lirico per la prima volta con L’heure espagnole, rappresentata nel 1911, aveva più di trentacinque anni; ma ne dovettero passare ancora più di dieci prima che egli ritentasse la prova, sebbene nel frattempo avesse composto di nuovo per la scena, ma in forma di balletto. Nel 1916 la scrittrice Colette aveva proposto un divertissement intitolato Ballet pour ma fille a Jacques Rouché, direttore dell’Opéra, il quale ebbe subito l’idea di sottoporlo a Ravel; ma il musicista era allora sotto le armi, e non ricevette mai il plico. In seguito le trattative ripresero: Ravel, affascinato dall’incantevole soggetto, tempestò di osservazioni e di curiose richieste di modifiche la scrittrice che peraltro non riuscì mai ad avere con lui «aucun entretien particulier, aucun abandon amical» («sembrava preoccuparsi soltanto del duetto miagolato dei due gatti – ella raccontò – e mi chiese seriamente di poter sostituire ‘mouao’ con ‘mouain’»), ottenendo di accentuare l’elemento fantastico e di ‘rivista’ all’interno del quadro sentimentale; così, durante l’estate del 1920 poteva finalmente scrivere: «Lavoro all’opera in collaborazione con Colette. Il titolo definitivo non è ancora fissato [Ravel infatti obiettò sorridendo di non avere una figlia]. Questo lavoro in due parti si distinguerà per una mescolanza di stile che sarà giudicata severamente: la cosa non lascerà indifferente Colette, e io me ne fr…». Ma ci furono varie interruzioni, dovute alla composizione di altri brani, come le due Sonate per violino e violoncello e per violino e pianoforte, finché l’intervento del direttore del teatro di Montecarlo, Raoul Gunsbourg, non costrinse Ravel, con un contratto, a consegnare l’opera entro il 1924; l’ Enfant poté così andare in scena nel marzo 1925, sotto la direzione di Victor De Sabata. « L’enfant et les sortilèges » – scrisse per quella occasione Ravel – «è un racconto fiabesco dal candore ingenuo, non privo di ironia, un sogno con sfumature di incubo e se talvolta dà l’impressione di essere un piccolo dramma, si tratta sempre della più graziosa commedia».
Quello che sembra aver attirato Ravel verso un’opera quasi fatta di niente, eppure di così difficile realizzazione scenica, che lasciò perplessa al suo primo apparire anche la critica, fu senza dubbio lo spirito di leggerezza e libertà ballettistica che la pervade, l’atmosfera fantastica del racconto e delle apparizioni (che esimevano Ravel da un realismo sentimentale a lui estraneo), la presenza del tenero mondo dell’infanzia (al quale egli si era già ispirato, in primo luogo traducendo sulla tastiera le fiabe di Ma Mère l’Oye, e che egli forse aveva penetrato più in profondo dell’eros femminile, come nel raro esempio della protagonista dell’ Heure espagnole). In più, la vicenda di sogno apriva le strade a ogni forma di sperimentazione stilistica, in direzione del pastiche e del divertimento, e al tempo stesso consentiva quel sorridente e aristocratico distacco che è la sigla costante dell’operare di Ravel.