SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
con
Carlo Cecchi, Luisa De Sanctis, Paolo Graziosi, Angelica Ippolito,
Antonia Truppo
e con
Alessandro Baldinotti, Isabella Carloni, Francesco Ferrieri, Paola Giorgi,
Paolo Mannina, Agnese Paolucci
Martedì 13 gennaio 2004, ore 21.00: turno verde
mercoledì 14 gennaio 2004, ore 21.00: turno blu
giovedì 15 gennaio 2004, ore 21: turno giallo
[…] ho già la testa piena di nuove cose! Tante novelle… E una stranezza così triste, così triste: Sei personaggi in cerca d’autore: romanzo da fare. […] Sei personaggi presi in un dramma terribile, che mi vengono appresso, per esser composti in un romanzo, un’ossessione, e io che non voglio saperne, e io che dico loro che è inutile e che non m’importa di loro […] e loro che mi mostrano tutte le loro piaghe, e io che li caccio via… – e così alla fine il romanzo da fare verrà fuori fatto.
[Lettera di Pirandello al figlio Stefano del 23 luglio 1917]
NOTE DI REGIA
Il canovaccio del "dramma doloroso" è talmente confuso e ambiguo, da far sospettare le peggio cose – come spesso succede coi canovacci italiani – (vedi "l’affaire" Telekom Serbia).
Anche qui, "la nobile sanità morale" (l’onòre), vessillo del Capo-Famiglia, sembrerebbe essere soprattutto la menzogna. Padre e Madre mentono, nascondono, depistano. Perfino la figlia (intesa "la Figliastra") – che pure smentisce spesso quei bei genitori che si ritrova –, perfino lei sembra diventare, a volte, la loro complice. (Sì, sì, lo so: il tabù dell’incesto; le diverse e accertate rimozioni; il rimosso che ritorna; il palcoscenico hanté; ecc.ecc.).
Mammà teneva l’amante.
Papà favorisce la tresca, poiché non pare bello che mammà tenga l’amante motu proprio, depista "l’infamità" di mammà giustificandosi – anzi vantandosi – con la trovata del Demone dell’Esperimento.
Papà non è uno, è tanti; e benché solo uno di questi tanti stia, un giorno, lì lì per scoparsi la figliola, i tanti che sono papà, tutti d’accordo, stabiliscono che la figliola è la Figliastra, cosicché – essendo in più essa Figliastra povera e già rotta al vizio – il "congresso carnale" si può chiudere con una bella unanimità, che lascia tutti contenti: sinistra, destra, centro, cattolici, laici, muglière, cugnate, suocere, ecc.ecc..
Questi i fatti. Quindi: odi disprezzi sdegni vendette fra sorelle fratelli fratellastri sorellastre Padre Madre Figlio figlia Figliastra ecc. ecc..
Il bel quadretto è narrato-agito dai Personaggi attraverso un canovaccio che si inceppa di continuo: l’ansia di nascondere li porta a inventarsi fandonie inverosimili, abbellite dalle molte chiagnute di mammà e dalla celebre filosofia di papà.
Tutto per il Bene della Patria.
Del Bene della Figliatrìa ci si occupa poco o nulla: quella Legittima non ne vuole sapere e parla poco; quella illegittima viene fatta fuori brutalmente; quella a statuto speciale, forse per punirla del suo troppo parlare e non proprio conforme al volere di papà e mammà, viene mandata a battere nella giungla della città.
I depistaggi che costituiscono la trama vera del canovaccio del dramma fanno cadere, ahimè, nella tentazione, così poco corretta, della dietrologia.
A parte la risposta ovvia alla domanda più volte posta: chi è il Padre della Figliastra?, altre domande sorgono. Per esempio: come faceva la Madre a sapere che proprio a quell’ora la figliola si incontrava con un signore nello sgabuzzino del laboratorio della mezzana? Gliel’avrà detto la maga? E ancora: ciò che racconta il Figlio su quanto è avvenuto dopo che la Madre ha sorpreso il Padre e la figliola in "congresso carnale", farebbe intravedere una specie di ricatto verso il pover’uomo. La Madre ne era all’oscuro? Forse il Padre è caduto in una trappola? – ecc. ecc..
Ci vorrebbe Di Pietro, con la consulenza del Prof. Freud a sbrogliare la matassa.
Ma, tutto è bene quel che finisce bene. Dopo tanta guerra, lotte, strazi, conflitti, la famiglia Legittima si ricompone. L’Ordine si ristabilisce. Di lì a poco il futuro Duce farà marciare le sue truppe su Roma
E la trama nera di questo canovaccio, così esemplarmente italiano, continuerà ad essere, nei decenni successivi, nascosta sotto la maschera del conflitto fra finzione e realtà, vita che cangia e forma che non cangia.
Carlo Cecchi
Nella scenografia di Titina Maselli, i nostri personaggi escono d’improvviso da una grossa borsa di pelle, nuova nuova, tra una parata di verdi bauli, al centro del ciarpame in cui una compagnia prova un altro Pirandello. A guidare gli attori é Carlo Cecchi, che sfrutta la presenza di un suggeritore attento a dare anche a lui le battute.
I Personaggi occupano il palcoscenico. E pretendono di dire la loro alla finta compagnia di attori veri che sta eseguendo una finta prova in uno spettacolo "vero" (ossia certamente finto).
"Signore, quello che io provo, quello che sento, non posso e non voglio esprimerlo. Potrei al massimo confidarlo, e non vorrei neanche a me stesso. Non può dunque dar luogo, come vede, a nessuna azione da parte mia". E’questa (pronunciata dal Figlio) la battuta-chiave dei "Sei personaggi in cerca d’autore". Ebbene, Carlo Cecchi invera tutto questo nella maniera più radicale possibile poiché, paradossalmente (ma solo fino a un certo punto), mette in scena il fatidico capolavoro pirandelliano proprio non mettendolo in scena. "Vago, ondeggio, oltrepasso il confine e torno indietro". Così Cecchi s’è espresso a proposito del suo accostarsi ai "Sei personaggi". E questo, in effetti, fa letteralmente sul palcoscenico: nei panni del personaggio/regista, caracolla alla propria maniera – in bombetta, il mezzo toscano fra le labbra e il bastone nella destra – sul limite fra la vita e la rappresentazione, un passo al di là e un passo al di qua. Giusto ciò che fece, scrivendo quel testo il drammaturgo di Girgenti. Questo Pirandello si configura come uno straordinario saggio da camera. Dove entrambi i gruppi (gli attori che sembrano personaggi, e i personaggi che sembrano i veri attori truccati per la recita serale) hanno l’aspetto tragico e sfatto di pupazzi da fiera.
Due atti svelti, incisivi che si consumano in meno di un’ora ciscuno. Una grande prova di Cecchi anche come attore.