MEMORIE DI ADRIANO
MEMORIE DI ADRIANO
Teatro di Roma
dal romanzo
di Marguerite Yourcenar
con Giorgio Albertazzi
regia di Maurizio Scaparro
con Fabio Correnti,Gianfranco Barra,
Carla Cassola, Mario Fedele,
Emanuele Nicosia, Annie Pempinello, Fabrizio Raggi
scenografia Roberto Francia
melodie e canto Evelina Megnaghi
percussioni Giovanni Lo Cascio
coreografia Eric Vu An
luci Giovanni Santolamazza
Venerdì 10 novembre ore 21-turno verde Sabato 11 novembre ore 21 – turno blu Domenica 12 novembre ore 15.30 – turno rosso
TEATRO VALLI
Un testo vivo e profondo, un’autobiografia intensa e suggestiva, ma soprattutto il testamento spirituale di un grande personaggio storico che intravede i suoi ultimi giorni.
Un grande protagonista del teatro italiano torna a interpretare l’imperatore Adriano, vissuto nel I secolo d.C. e restituito a nuova vita dalle pagine scritte da Marguerite Yourcenar dopo trent’anni di intenso lavoro (il libro è del 1951, ma fu concepito dall’autrice nei primi anni ’20). Un progetto iniziato nel 1989, con la prima assoluta a Tivoli, nella suggestiva cornice di Villa Adriana, che prosegue nel tempo e assume significati sempre nuovi nel corso degli anni. «Mai come oggi – dice Scaparro – questo spettacolo e questo testo mi sembrano così attuali. In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, le parole di Adriano assumono un significato profondo, indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza: "Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole"».
E anche per Albertazzi, Adriano è una figura sempre nuova, «perché – spiega – il mio incontro con lui è un "incontro molecolare": Adriano cambia sempre, come cambia il mio sistema cellulare». Adriano, dichiara Albertazzi, «ha il carattere di un’apparizione, in un luogo relativamente ospitale, come un palcoscenico, di un personaggio storico, spogliato dai connotati storicistici. Certi momenti, come quelli del finale che riguardano più da vicino la morte di Antinoo, risultano addirittura più espressivi che all’aperto. Una sfida vinta.» Ad animare la scena, la danza di Fabio Correnti nel ruolo di Antinoo.
C’è una frase di Flaubert che forse, meglio di tutte, spiega il fascino immortale del protagonista di quest’opera di Marguerite Yourcenar: "Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo". Adriano è più di un uomo, è l’immagine, o meglio il "ritratto" di ciò che noi siamo oggi, nelle sue parole ritroviamo le radici del pensiero occidentale e della nostra storia.
Anche per questo Memorie di Adriano è uno spettacolo che mi è caro in modo particolare. Memorie, fin dalla prima edizione del 1989, è legato a tante emozioni, a tanti ricordi miei e di Giorgio Albertazzi. Avere inoltre la fortuna di lavorare a questo spettacolo proprio nella Villa in cui visse e morì Adriano rimane una delle esperienze più straordinarie della mia vita teatrale. Ma mai come oggi questo spettacolo e questo testo mi sembrano così attuali. In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione in un mondo che sembra lentamente sfaldarsi sotto i colpi dell’intolleranza, della guerra, dell’egoismo, dagli interessi mercantili, le parole di Adriano assumono un significato nuovo, profondo, che mi aiuta, e ci aiuta a riflettere sul nostro momento storico indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza: "…non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole…e se i Barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad adottare molti nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci."
"Ascoltare Giorgio recitare queste parole che ha fatto straordinariamente sue nella cornice magica di Villa Adriana, sfiorati, come forse siamo stati, dai fantasmi di quell’epoca lontana che pure ci sembrano così simili a noi, tutto questo ci ha spinto ancora una volta, con il Teatro di Roma, a ripetere questo contatto fuori del reale con Adriano e Marguerite Yourcenar e a riproporre al pubblico romano lo spettacolo per poi portarlo, a fine agosto, ad Atene, nella culla della nostra civiltà occidentale e mediterranea: "Quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco…Antinoo era greco."
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