LE FALSE CONFIDENZE
LE FALSE CONFIDENZE
di Pierre Marivaux
Teatri Uniti
Traduzione di Cesare Garboli
Regia di Toni Servillo
Con Anna Bonaiuto, Andrea Renzi, Toni Servillo, Gigio Morra, Betty Pedrazzi,
Salvatore Cantalupo, Monica Nappo,
Francesco Silvestri, Francesco Paglino
Scene di Toni Servillo e Daniele Spisa,
Costumi di Ortensia De Francesco
Luci di Pasquale Mari
suono di Daghi Rondinini
Venerdi 17 novembre ore 21 turno verde sabato 18 novembre ore 21 turno blu domenica 19 novembre ore 21 turno giallo
TEATRO ARIOSTO
Scritta nel 1737 e fra le più celebrate, Le false confidenze è una raffinata commedia basata sull’amore, in cui ogni battuta è colma di sottintesi, di significati diversi, alludendo, sempre, a qualcosa di profondo che non viene mai dichiaratamente toccato. Un testo molto attuale, che ruota intorno ad una storia d’amore e di denaro fra attrazione e sfiducia, sfida alle convenzioni, inganni del cuore. L’innamorato alla conquista della sua donna, un servo furbo che lo guida validamente, un servo sciocco che gli fa da contrappeso, infine una governante che crede di essere lei l’amata, donde i soliti equivoci e le solite disillusioni. Un’attenta costruzione psicologica dei caratteri che s’intrecciano in un contesto di sottili interazioni, nell’irresistibile gioco teatrale di Marivaux.
"L’amore – spiega Servillo – ostacolato dall’interesse, dagli intrighi, soffocato dal denaro, è l’argomento, oggi, più che mai attuale di questa bellissima commedia. Ma l’attualità, evidentemente, non è il solo motivo che mi ha spinto ad affrontarla. E’ la modernità del suo linguaggio ad avermi affascinato in modo irresistibile. Tutto è detto in maniera semplice, chiara, diretta, ma a questa limpidità corrispondono spesso zone oscure, torbide, ambigue, che creano, intorno alla vicenda, un’atmosfera fatta di attese e di trepidazione."
Alla commedia di parole se ne affianca una fatta di comportamenti, reazioni, volti, sguardi.
L’adattamento del testo segue proprio questa direzione: porzioni di dialogo o brevi scene, interpretati come fossero didascalie che ‘illuminano’ le pieghe più silenziose del testo. Proprio quando i personaggi sembrano affidarsi con più’9d disinvoltura alle parole, emerge ciò che non dicono o tentano di nascondere. Alludono continuamente, e questo fa sì che i silenzi, le interruzioni, le pause diventino più espressive di qualsiasi discorso.
Naturalmente la verifica di tutto ciò dipende, specialmente, dal lavoro con gli attori e dall’attenzione alla recitazione. Del resto Marivaux, quando affidava i suoi testi ai comici italiani di stanza a Parigi, chiedeva loro di risollecitarli, partendo proprio dalle improvvisazioni in palcoscenico. Come sempre, è lì che si gioca la partita.
Antonio Calenda
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