LA BISBETICA DOMATA
PRIMA NAZIONALE
Venerdì 12 dicembre 2003, ore 21.00: turno verde
sabato 13 dicembre 2003, ore 21.00: turno blu
domenica 14 dicembre 2003, ore 21.00: turno giallo
Considerato dai più uno dei testi poco felici di Shakespeare per la sua poetica meno incisiva, La Bisbetica Domata è in realtà una delle opere più illuminanti e moderne per il gioco teatrale e metateatrale. Ogni scena, come una scatola cinese, non si chiude ma si apre su un nuovo gioco, una nuova architettata beffa teatrale; così facendo la dichiarata finzione assume i toni reali, più credibili della realtà. Il prologo è l’atto decisivo dell’ intera commedia, qui le forti tinte amletiche ci fanno subito capire che ancora una volta il teatro sarà "la trappola per topi" – IL GRANDE E ULTIMO ESPERIMENTO – ai danni della miseria umana, vista coma degradante bestialità, volgare e indiscussa prepotenza dell’uomo. Il teatro nel teatro diventa così un viaggio onirico, lo specchio dell’inconscio, il vissuto da innescare al nulla, il vuoto che ogni giorno ci assale. La commedia diventa una parabola senza morale, che, cinicamente e a tratti diabolicamente (se nel travestimento vediamo il patto con il diavolo), analizza entrambi i lati di una stessa medaglia, il cui tema ossessivo è ancora una volta il gioco amoroso, il potere di chi è amato ai danni di chi ama e viceversa, il caos dei sentimenti è ancora una volta un gioco di ilare e crudele comicità. Ridurre il testo per soli sei attori, rispetto alla presenza di così tanti personaggi, può essere dannoso per il fluire della storia, che diventa il punto centrale dell’operazione: tutto è recita nella recita, estrema finzione; nessuno è quello che è, o meglio, nessuno esiste; anche le poche certezze enunciate nel prologo vengono scardinate per dare vita ad un uomo senza identità che si perde nel sogno, nei segreti più nascosti. Così facendo tutto muta e il bianco e il nero, tanto definiti e delineati all’inizio della commedia nei personaggi di Bianco e Caterina, vanno piano piano a confondersi – fondersi – per diventare un essere solo, riconoscibile in una sola figura che continua a non esistere; ma è la sua IDEA D’ESSERCI ad illuminare la ricerca, il viaggio verso ciò che forse dovremmo provare a raggiungere. Ancora una volta gli attori sono chiamati allo
sforzo più grande, a loro l’arduo compito di rendere credibile una futile idea. Ognuno di loro dovrà indossare più costumi, più ruoli,
tutti legati da un filo rosso, una metamorfosi per continuare a giocare e sopravvivere alle non regole del gioco, dell’incubo. Il corpo dell’attore sarà testimone di tutti i ruoli vissuti, e nella svestizione ultima ci sarà la nuova identità con cui convivere alla fine del viaggio. Sintesi di tutte le vite necessarie a domare un attore, un tentativo di affondare in ciò che è già scritto, una grande scommessa per gli attori capitanati da Giovanni Franzoni, una (come sempre) indiscussa vittoria per Shakespeare, la cui parola-arte, ancora una volta, ci mette di fronte alla nostra piccolezza. Ci costringe ad essere viaggiatori in cerca, turisti ospiti delle tante CASE-COSTUME nel nostro vano tentativo di dare corpo e voce alla parola fatta arte.Forse un giorno avverrà il definitivo incontro – allora il costume verrà abbandonato come una seconda pelle, e nel corpo dell’attore il personaggio potrà trovare pace – allora l’uomo, l’attore e il personaggio saranno una cosa sola e la bisbetica sarà per l’ultima volta domata.
(Antonio Latella)