IVANOV
Personaggi:
Ivanov Jurij Ferrini
Sasa Sarah Biacchi
Anna Petrovna Wilma Sciutto
Lebedev Federico Vanni
Zinaida Savisna Alessandra Frabetti
L’Vov Gaetano Sciortino
Sabel’skij Marco Zanutto
Borkyn Andrea Pierdicca
Babakina Stefania Maschio
Kosych Dmitrij Nikitic Martino Verdelli
Venerdì 26 novembre 2004, ore 21.00: turno verde
sabato 27 novembre 2004, ore 21.00: turno blu
domenica 28 novembre 2004, ore 15.30: turno rosso
"Le motivazioni che mi hanno spinto a voler mettere in scena questa opera di Cechov sono molto profonde e personali eppure penso sia necessario almeno in questa occasione svelarne alcune per tentare di far capire quale portata emotiva potrà avere per tutti noi questo allestimento. E’ sorprendente l’analogia della storia di Ivanov – se si tralasciano alcuni elementi tardoromantici e melodrammatici come la morte per tisi di Anna Petrovna o il suicidio finale del protagonista – con alcune vicende che nell’ultimo anno hanno coinvolto Wilma Sciutto, Sarah Biacchi e il sottoscritto. Vicende personali che si possono immaginare e non è il caso di narrare in questa sede ma che hanno offerto a noi la straordinaria possibilità di vivere questo periodo come una sorta di "improvvisazione" che ci fa aderire e ancorare ai sentimenti espressi dai protagonisti dell’opera. In particolare una sera Wilma pronunziò una frase che mi pareva di avere già sentito: "ho la sensazione di essere stata truffata dal destino". Mi ricordava una battuta di Anna Petrovna, moglie di Ivanov. Andai a cercare il testo nel baule dove tengo i copioni, lo trovai e iniziai a sfogliarlo; trovai la scena e controllando scoprii che aveva pronunciato esattamente le stesse parole. Le proposi di mettere in scena l’opera utilizzando come interpreti principali proprio noi tre: Wilma nel ruolo di Anna Petrovna, Sarah in quello di Sasha ed io in quello di Ivanov. Lei aderì con entusiasmo. Dopo qualche titubanza per il carattere un po’ masochistico del progetto anche Sarah accettò. In effetti per ognuno di noi trasformare in gesto artistico un dolore della propria vita è conferire a al dolore stesso un senso; non solo ma mettere in scena significa necessariamente comprendere la molteplicità dei punti di vista dei personaggi e nel nostro caso dietro ai personaggi può celarsi la comprensione profonda di quelle persone che la vita ci ha messo di fronte, anche in contrapposizione. Ivanov, uomo pieno di ideali, di forza e di progetti – ci troviamo negli anni che precedono la rivoluzione di ottobre – si è ridotto a non saper più lavorare, ad essere oppresso dai debitori e ad essere vittima di una angoscia terribile, sorda e spossante. Ivanov descrive spesso i sintomi del suo malessere con una precisione quasi medica: il mal di testa, il ronzio nelle orecchie. Ogni sera si allontana da casa perché non riesce a restare con la moglie Anna Petrovna e frequenta la casa dei Lebedev che hanno una figlia ventenne innamorata di lui, Sasha. Lo straordinario affresco cecoviano dei personaggi che popolano la vita del protagonista, che spettegolano su di lui, che lo opprimono con i debiti o tentano di aiutarlo è di una maestrìa sconcertante. Sasha e Ivanov coltivano una relazione mal celata che sembra accendere qualche speranza di guarigione dalla "psicopatologia" del protagonista ma a distanza di un anno dalla morte della moglie, proprio nel giorno delle sue nozze con la giovane Sasha, sopraffatto dai mostri che abitano la sua mente e che quasi rivelano il suo "bisogno di soffrire", si spara un colpo di pistola davanti agli invitati. Tra la irresistibile comicità dei persecutori e degli alleati di Ivanov – ma le due categorie spesso si confonono – e il terribile dolore di Anna Petrovna, Sasha e Ivanov si snoda una vicenda davvero coinvolgente. Affronteremo come di consueto un laboratorio estivo prima d procedere all’allestimento vero e proprio e in questo laboratorio l’attività di ricerca sarà indispensabile. Possiamo contare fin da oggi sul nucleo artistico della compagnia con l’aggiunta di nuovi interessantissimi elementi più giovani come Gaetano Sciortino (L’vov) e Andrea Pierdicca (Borkin). Un progetto che ho la presunzione di credere sarebbe piaciuto molto a Stanislavsky."