GRAZIE
TEATRO VALLI
Fondazione Teatro dell’Archivolto
di Daniel Pennac
con Claudio Bisio
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
luci Jean-Claud Asquié
Martedì 13 dicembre ore 21 – turno verde Mercoledì 14 dicembre ore21 – turno blu
Grazie è il primo testo scritto appositamente per il teatro da Daniel Pennac, pubblicato in Italia nel settembre 2004.
Un anno dopo arriva in palcoscenico con Claudio Bisio e la regia di Giorgio Gallione (la stessa coppia del fortunatissimo "Monsieur Malaussene") in un monologo, pieno di scatti di intelligenza, malinconia e umorismo.
Siamo a teatro: in piedi di fronte a noi,sotto le luci incrociate dei riflettori, il vincitore di un premio non meglio identificato scuote la testa con un sorriso stanco e felice insieme, gridando il suo "Grazie, grazie!".
L’autore, premiato "per l’insieme della sua opera", punta alla sincerità: dalla routine del ringraziamento passa ben presto alla schiettezza più brutale. Confessa di essersi preparato un discorso (che forse non leggerà mai); candidamente ammette di aver visto consegnare Palme, César, Oscar, Orsi, Leoni, per fare apprendistato, prendendo appunti e ha tratto la conclusione che il ringraziamento è "un genere a sé". Così passa in rassegna i vari modi per dire grazie, dai "ministeriali" ai "familiari", "trasgressivi", "entusiastici"; e ripercorre l’iter personale e professionale che l’ha portato – troppo tardi – al successo. Ricorda la solitudine degli alberghi (più solo di "un minibar abbandonato nella penombra della stanza") e rievoca la sua infanzia scolastica e l’odiato maestro Blamard, finendo con il toccare temi morali che vanno ben oltre l’occasione.
Claudio Bisio disegna con il suo consueto vigore creativo una figura nevrotica, contorta, esilarante, di uomo confuso e al tempo stesso brillante, ironico e coinvolgente.
Il problema dei ringraziamenti
"Ed ecco che si pone lo spinoso problema dei ringraziamenti. Tra la donna che l’ha messo al mondo e quella che ce lo tiene, un romanziere dovrebbe ringraziare il mondo intero. Quelli che vivono intorno a lui, quelli che scrivono, quelli che ha letto, quelli che ascolta, quelli che lo pubblicano e quelli che lo sopportano mentre opera nel dolore (…)
Il numero e la ragioni di questi ringraziamenti, a pensarci, potrebbero costituire la materia di un gigantesco romanzo. Mi vedo già le prime frasi: sarebbe la storia di un autore che si accingerebbe a ringraziare gli amici. Poco importa l’amaca dove gli venne questa idea. Basta immaginare…"
Daniel Pennac, dall’ultimo capitolo di "Ecco la storia", Feltrinelli, 2003
Bisogna accettare le onorificenze. La questione dei meriti è del tutto secondaria… Anche se ci sono meriti e meriti… Qui non si tratta dei meriti…reali… Quelli naturali… di cui uno non ha neppure un’esatta consapevolezza… No, sono gli altri che contano, i meriti immaginari, quelli che ognuno si attribuisce da sé, magari anche in modo un po’ fantasioso, visionario, sono quelli che occorre premiare. E in fretta! Altrimenti… Possono succedere disastri. Prendete Hitler…
Pittore mediocre il piccolo Adolf no? eppure convinto del proprio talento pittorico, architetto capace a stento a diimpilare le tre costruzioni della sua infanzia (nel senso di incastrare i lego dell’epoca), ma totalmente convinto dei propri meriti in quel campo… Bisognava premiarlo! Subito! Fin dai suoi primi pastrocchi all’acquarello, lui faceva uno scarabocchio sul foglio e tutti: "Oh che meraviglia". E premiarlo, per l’insieme della sua opera! Pittura, architettura, statica, dinamica, tutto! E farlo sapere in giro! Un riconoscimento planetario! Il podio universale. Ci avrebbe risparmiato … 42 milioni di morti. Non è del tutto… irrilevante… come risparmio.
Chissà di cosa sarei stato capace io, se non mi avessero dato questo premio…
dal copione di "Grazie"
Daniel Pennac, nato a Casablanca nel 1944 già insegnante di lettere in un liceo parigino, dopo un’infanzia vissuta in giro per il mondo, tra l’Africa, l’Europa e l’Asia, si è definitivamente stabilito a Parigi. Accanto all’attività di scrittore si dedica all’insegnamento ai ragazzi difficili. Quando comincia a scrivere scopre una particolare propensione per storie comiche, surreali ma ben radicate nelle contraddizioni del nostro tempo. Ha raggiunto il successo dopo i quarant’anni con la saga di Belleville, edita in Italia tra il 1991 e il 1995 da Feltrinelli, incentrata sul personaggio di Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, e relativa famiglia: "Il paradiso degli orchi", "La fata carabina", "La prosivendola", "Signor Malaussène" e "La passione secondo Thérèse" oltre a "Ultime notizie dalla famiglia"; sempre per Feltrinelli ricordiamo il saggio – lettura "Come un romanzo" ed "Ecco la storia", pubblicato nel 2003.
Claudio Bisio esordisce in teatro nel 1981 con la compagnia del Teatro dell’Elfo con la quale realizza "Sogno di una notte di mezza estate", "Comedians", "Cafè Procope" tutti per la regia di Gabriele Salvatores e "Nemico di Classe" per la regia di Elio de Capitani. Lo troviamo poi nel "Faust" di Edoardo Sanguineti e in "Morte accidentale di un anarchico" di e con Dario Fo. Nel contempo intraprende anche la strada dello show in solitario, in spettacoli quali "La Mosca" "Aspettando Godo", "Tersa repubblica". Nel luglio 1997 ottiene un importante successo al Festival dei Due Mondi di Spoleto come interprete di "Monsieur Malassène" prodotto dal Teatro dell’Archivolto. Al cinema lavora con Mario Monicelli, Dino Risi, Giuseppe Bertolucci. Partecipa al film di Gabriele Salvatores, "Mediterraneo", premio Oscar 1992 come migliore film straniero.
Per la televisione ricordiamo la situation comedy "Zanzibar" su Italia 1, la conduzione della trasmissione di RAI Tre "Cielito lindo"; per Italia 1 ha condotto "Mai dire goal", "Le Iene show" e tutte le edizioni del fortunatissimo e seguitissimo "Zelig". Ha presentato le ultime due edizioni del concerto del Primo maggio a Roma.
Giorgio Gallione, regista e drammaturgo, dal 1986 è anche il direttore artistico del Teatro dell’Archivolto di Genova. Collabora con scrittori e drammaturghi come Stefano Benni, Daniel Pennac, Francesco Tullio Altan e Michele Serra. Ha diretto attori come Angela Finocchiaro, Sabina Guzzanti, Elisabetta Pozzi, Eugenio Allegri, Claudio Bisio, Giuseppe Cederna, Gioele Dix, Alessandro Haber, i Broncoviz (Maurizio Crozza, Carla Signoris, Ugo Dighero, Marcello Cesena e Mauro Pirovano). Tra le sue regie più recenti si segnalano, La storia di Onehand Jack di Stefano Benni (2001), "L’Inventore di sogni" e "L’uomo dell’armadio", entrambi da Ian McEwan, "Corto Maltese" (2002). Nel 2003 ha diretto "Bukowski" con Alessandro Haber, "Un tram che si chiama desiderio" di Andre Previn per il Teatro Regio di Torino, "Vita", una partitura inedita di Marco Tutino per il Teatro alla Scala e "I bambini sono di sinistra" con Claudio Bisio. Nel 2004 ha firmato l’ultimo spettacolo di Maurizio Crozza "Ognuno è libero"; nel 2005 "Alice. Una meraviglia di paese" con Lella Costa.
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