BESTIA DA STILE
Personaggi:
Jan Marco Foschi
Sorella Stefania Troise
Madre Cinzia Spanò
Padre Rosario Tedesco
Karel Enrico Roccaforte
Novomesky Annibale Pavone
Ragazzo Partigiano Giuseppe Lanino
Il Capitale Rosario Tedesco
La Rivoluzione Giuseppe Massa
Coro Marco Cacciola, Giuseppe Lanino, Marco Martini, Giuseppe Massa, Giuseppe Papa, Annibale Pavone, Mauro Pescio, Giovanni Prisco, Enrico Roccaforte, Rosario Tedesco, Stefania Troise
Debutto Biennale di Venezia – Teatro Piccolo Arsenale – 22 settembre 2004
Martedì 5 aprile 2005, ore 21.00: turno verde
mercoledì 6 aprile 2005, ore 21.00: turno giallo
Un testo non testo. Un’opera teatrale che frantuma tutte le regole e le forme di scrittura teatrale.
Una sorta di biografia, di testamento, dove lo stesso Pier Paolo Pasolini, si schiera in prima linea, raccontando una storia e raccontandosi in questa non storia abitata da un universo di morti, che vide, nella primavera di Praga, la fine del Comunismo.
Non ci sono personaggi ma solo fantasmi, e la parola prende forma solo attraverso i ricordi e la morte. Tutto precipita nel caos e l’uomo si fa bestia; la parola urlo disperato, non c’è più controllo, e la mente non abita più nel cranio, ma tutto è un magma, di corpo, sangue, sperma, parola, pensieri, feci e amore.
Questo non testo teatrale è stato scelto con i miei amici-attori per chiudere questo viaggio ideale su e con Pasolini iniziato da Pilade e passato attraverso Porcile.
Un viaggio alla scoperta, o meglio verso un inizio di conoscenza dell’artista e dell’uomo Pasolini; alla scoperta di un universo che aborre ogni forma di consolazione, ogni compromesso.
Un teatro che parte dall’essenza (autore – parola – attore – pubblico) ma che ogni volta cerca una nuova forma. Assemblea culturale aperta a tutti (nel caso di Pilade). Oppure bisturi che incide il corpo malato di ciò che per lui è la morte del teatro, ossia la borghesia infettata dal cancro del potere (nel caso di Porcile). Per arrivare al non rappresentabile poiché è già nella sua non struttura "un’opera d’arte". L’ultimo respiro prima della condanna a morte. Questa è la sfida che impone e pretende una totale libertà, quella libertà che spaventa e attrae.
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