12 marzo 2017
Ridotto del Teatro Valli
Samarcanda. Un sogno color turchese
di Franco Cardini
con l'autore dialoga Massimiliano Panarari
Potenza di una città sognata: ci arrivi e ti stupisci che esista davvero. Nessuna città ha un nome così evocativo: appena lo pronunci l’Oriente t’assale. Samarcanda è l’estrema tra le Alessandrie fondate dal re macedone; è la città delle fortezze e dei sepolcri; è il nodo carovaniero sulla Via della Seta, il maggior raccordo commerciale di terra fra Cina ed Europa; è la sede del Gur-Amir, tempio e santuario, centro del mondo dalla cupola turchese sotto la quale il grande Tamerlano dorme per sempre. Parla una lingua in cui coesistono e si contrappongono tre alfabeti – cirillico, latino, arabo – come specchio della lotta tra chi ancora guarda al vecchio colonizzatore russo, chi sostiene l’islamizzazione e chi vorrebbe giocare sino in fondo la carta dell’occidente.
F. Cardini, Samarcanda, Il Mulino 2016
Franco Cardini
Fiorentino, ha studiato con maestri quali Ernesto Sestan, Delio Cantimori ed Eugenio Garin. Al di là delle sue esperienze universitarie e scientifiche, riconosce come suo maestro culturale e spirituale il germanista cattolico e terziario francescano Attilio Mordini. Ha insegnato Storia medievale nelle Università di Firenze e di Bari. È stato ordinario di Storia medievale nell’Istituto Italiano di Scienze Umane, del quale è oggi professore emerito. È vicedirettore della Scuola Superiore di Scienze Storiche di San Marino, Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Fellow della Harvard University (Fondazione Berenson. È elzevirista di alcuni quotidiani (Il Quotidiano Nazionale, Avvenire, Il Sole-24 Ore ed altri) nonché consulente di alcune case editrici. Il suo campo di ricerca verte essenzialmente sui rapporti tra la società toscana bassomedievale e la Terrasanta. Gli eventi successivi agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e le implicazioni relative alle tesi di un “conflitto di civiltà” in atto lo hanno indotto a occuparsi con attenzione anche di alcuni problemi di storia contemporanea. Tra i suoi ultimi libri, Il Turco a Vienna (Laterza, 2011), Gerusalemme. Una storia (Il Mulino, 2012), L’Islam è una minaccia? Falso! (Laterza, 2015), Lo specchio e l’alibi (Sellerio, 2016).
Fiorentino, ha studiato con maestri quali Ernesto Sestan, Delio Cantimori ed Eugenio Garin. Al di là delle sue esperienze universitarie e scientifiche, riconosce come suo maestro culturale e spirituale il germanista cattolico e terziario francescano Attilio Mordini. Ha insegnato Storia medievale nelle Università di Firenze e di Bari. È stato ordinario di Storia medievale nell’Istituto Italiano di Scienze Umane, del quale è oggi professore emerito. È vicedirettore della Scuola Superiore di Scienze Storiche di San Marino, Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Fellow della Harvard University (Fondazione Berenson. È elzevirista di alcuni quotidiani (Il Quotidiano Nazionale, Avvenire, Il Sole-24 Ore ed altri) nonché consulente di alcune case editrici. Il suo campo di ricerca verte essenzialmente sui rapporti tra la società toscana bassomedievale e la Terrasanta. Gli eventi successivi agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e le implicazioni relative alle tesi di un “conflitto di civiltà” in atto lo hanno indotto a occuparsi con attenzione anche di alcuni problemi di storia contemporanea. Tra i suoi ultimi libri, Il Turco a Vienna (Laterza, 2011), Gerusalemme. Una storia (Il Mulino, 2012), L’Islam è una minaccia? Falso! (Laterza, 2015), Lo specchio e l’alibi (Sellerio, 2016).
Massimiliano Panarari
Insegna Campaigning e organizzazione del consenso all’Università Luiss Guido Carli di Roma e alla Luiss School of Government e Informazione e potere all’Università Luigi Bocconi di Milano. Si occupa di teoria politica, mass media e popular culture ed è consulente di comunicazione politica e pubblica. È commentatore dei quotidiani La Stampa, Il Piccolo e i quotidiani veneti Finegil e Giornale di Brescia, e collabora con Il Venerdì di Repubblica. È autore del libro L’egemonia sottoculturale (Einaudi, 2010) e coautore (con F. Motta) del libro Elogio delle minoranze. Le occasioni mancate dell’Italia (Marsilio, 2012).