PETER PAN
Teatro del Canguro
di Lino Terra e Renato Patarca (tratto da J.M.Barri)
scene e grafica Fabrizio Valentini
figure e animazioni Nicoletta Briganti, Renato Patarca
musiche Gustavo Capitò
con Umberto rozzi,Mauro Vitali, Natascia Zanni
regia Lino Terra
Spettacolo di teatro di figura e d’attore
per bambini a partire dai tre anni
C’è una stanza: quella di Wendy e degli altri bambini dove a volte c’è anche una mamma che racconta storie.
Lì tutto è caldo, protetto, rassicurante…forse un pò monotono. Di fuori al contrario c’è il mondo di Peter:
senza obblighi, senza regole pesanti, pieno di cose e di esseri strani e suggestivi, tutti inafferrabili ed
inconsistenti, perchè forse la fantasia e l’infanzia sono proprio così. C’è il paese di Peter e degli altri "bambini
perduti": un paese che esiste solo perchè lo si vuole raccontare e perchè si ha voglia di vederlo. Un
paese che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è poi così "ampio ed esteso, con seccanti
distanze tra un’avventura e l’altra". C’è infine una finestra dove Peter vola per "predare" storie, così come
fanno le rondini che, a tale scopo, nidificano sui cornicioni delle case. Una finestra attraverso la quale
entrano ed escono: fate, bambini, sorrisi strappati, baci non dati, occhi sgranati, voglie, paure, sogni, speranze,
e tutti quei pensieri, così leggeri, che ti sollevano dolcemente nell’aria e ti fanno volare.
Scenicamente lo spettacolo si presenta suddiviso in due parti.
C’è un "sotto" che rappresenta la stanza, la casa, la famiglia, il nido; ovvero quel luogo per sempre abbandonato
da Peter e forse, poi, per sempre rimpianto e desiderato.
C’è anche un "sopra": frenetico, vitale, sospeso nell’aria, ricco di fugaci apparizioni affascinanti o inquietanti.
Lassù tutti si rincorrono senza mai incontrarsi, lassù ogni avventura è possibile e non c’è altro che
non sia avventura.
Queste due zone, antitetiche per definizione, sono però, in fondo, complementari; l’una non potrebbe esistere
senza l’altra…come a dire che non esisterebbe evasione senza qualche cosa da cui "fuggire lontano",
e non esisterebbe nostalgia senza qualche cosa o qualcuno da ricordare, la sera, quando tutto è
silenzio e s’aspetta la notte.