MACBETH
Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei
Musica di Giuseppe Verdi
dall’omonima tragedia di William Shakespeare
Personaggi e Interpreti:
Macbeth Dario Solari
Banco Riccardo Zanellato
Lady Macbeth Jennifer Larmore
Dama di Lady Macbeth Marianna Vinci
Macduff Lorenzo Decaro (1 marzo), Roberto De Biasio (3 marzo)
Malcolm Gabriele Mangione
Il Medico Alessandro Svab
Un domestico di Macbeth Michele Castagnaro
Il sicario Sandro Pucci
L’araldo Luca Visani (1 marzo), Pierpaolo Gallina (3 marzo)
Prima apparizione Michele Castagnaro (1 marzo), Enrico Picinni Leopardi (3 marzo)
Seconda apparizione Valentina Pucci (1 marzo), Benedetta Fanciulli (3 marzo)
Terza apparizione Annalisa Taffettani (1 marzo), Giulia Pozzi (3 marzo)
Duncano Gianluca D’Agostino
Fleanzio Valentina Vandelli
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Roberto Abbado
Regia, scene, ideazione luci Robert Wilson
Regista collaboratore Nicola Panzer
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Costumi Jacques Reynaud
Light designer Aj Weissbard
Collaboratore alle scene Annick Lavallée-Benny
Drammaturgo Konrad Kuhn
Preparatore Voci Bianche Alhambra Superchi
nuovo allestimento
produzione del Teatro Comunale di Bologna in collaborazione coproduttiva con I Teatri di Reggio Emilia
in coproduzione con Change Performing Arts | Milano
in collaborazione con Theatro Municipal | San Paolo del Brasile
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave dall’omonima tragedia di William Shakespeare, Macbeth dopo l'iniziale successo, il 14 marzo 1847, al Teatro della Pergola di Firenze, cadde nell'oblio, e in Italia fu riesumata con strepitoso successo al Teatro alla Scala il 7 dicembre 1952, con Maria Callas nel panni della protagonista femminile, che fece entrare definitivamente l’opera in repertorio.
Macbeth di Giuseppe Verdi è affidata a due grandi protagonisti della scena musicale e artistica internazionale: Roberto Abbado alla direzione musicale e Robert Wilson alla regia, entrambi al loro debutto nel titolo verdiano.
Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Comunale ritorna Roberto Abbado, uno dei migliori interpreti del repertorio verdiano, particolarmente apprezzato in Italia e all’estero per il suo eclettismo e la sua straordinaria capacità di affrontare compositori e stili diversi. Direttore molto amato e conosciuto negli Stati Uniti, dove ha diretto orchestre importanti. Due volte Premio Abbiati, nel 2009 per la Direzione d’Orchestra e nel 2011 per il Mosè in Egitto al Rossini Opera Festival, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna; Roberto Abbado è al suo debutto nel capolavoro verdiano. Dopo aver svelato la natura più profonda di partiture come Aida, Traviata, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, I lombardi alla prima crociata, Roberto Abbado con Macbeth porta a compimento una sorta di riflessione di Verdi sul potere.
“Verdi – spiega il Maestro – sembra deliberatamente voler segnare i personaggi alle prese con il potere con una inquietante solitudine. […] Macbeth e Lady Macbeth formano una coppia di solitudini, un paradosso che incarna la dimensione più maniacale del potere, la dittatura”.
La scelta di Robert Wilson per la regia dello spettacolo è dovuta a due ragioni principali: la prima è legata alla straordinaria immaginazione innovativa, multimediale e visionaria che lo contraddistingue e che si sposa perfettamente con il paesaggio visivo onirico e allucinato evocato da un titolo quale il Macbeth verdiano; la seconda è legata al determinante lavoro svolto dal regista texano nel corso della sua lunga carriera sul teatro di William Shakespeare, che rende questa nuova interpretazione particolarmente interessante sul piano del contributo all’avanzamento delle forme di rappresentazione del grande repertorio drammaturgico-musicale.
Robert Wilson ritorna a Reggio Emilia dopo le straordinarie opere Die Dreigroschenoper con il Berliner Ensemble e dopo Einstein on the beach.
Nelle atmosfere di questo nuovo Macbeth verdiano, titolo con il quale l’artista si cimenta per la prima volta, l’immaginario wilsoniano, come sempre immerso in un paesaggio visivo caratterizzato da un magistrale impiego delle luci, propone i fondamentali della sua estetica, basata principalmente su luce, spazio, essenzialità di gesti. “Il mio teatro – spiega Wilson nelle note di regia – è un teatro formale. Secondo me nel teatro tutti gli elementi rivestono la stessa importanza: movimento, danza, gesti, costumi, trucco, architettura, scultura, design, luce, testo, musica…[…] Non mi interessa la psicologia sul palcoscenico. Non ho un “messaggio”. Non cerco una “interpretazione”. […] L’opera di Verdi è molto precisa, non ha una sola parola o nota superflua, è molto concentrata e molto complessa. Per consentire a questa forza di camminare, bisogna avere molta cura di non dire un milione di cose al contempo. La superficie deve essere sobria ed accessibile. A questo punto si può rivelare la complessità. Non significa che non abbia senso, è colma di senso. […]”.
Opera 2024-2025
24 gennaio 2025
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