LE COMTE ORY
Personaggi ed Interpreti principali:
Le Comte Ory : LAWRENCE BROWN LEE
Le Gouverneur : LORENZO REGAZZO
Isolier : GIACINTA NICOTRA
Raimbaud : BRUNO DE SIMONE
Le comtesse : STEFANIA BONFADELLI
Ragonde : ANNA RITA GEMMABELLA
Alice : ROSSELLA BEVACQUA
4 e 6 aprile 2004, ore 20.30
Libretto di Eugène Scribe e Charles-Gaspard Delestre-Poirson
Melodramma giocoso in due atti
Prima:
Parigi, Opéra, 20 agosto 1828
È la terza opera scritta da Rossini dal tempo del suo arrivo a Parigi (1824), dopo Le Siège de Corinthe e Moïse et Pharaon , quando ormai il grande compositore era unanimemente acclamato. In occasione dell’incoronazione di Carlo X egli aveva musicato Il viaggio a Reims, con pregevoli pagine che non voleva fossero dimenticate, perché troppo legate alla celebrazione (1825). Quando Scribe rielaborò il libretto del Comte Ory da un vaudeville scritto nel 1816 (a sua volta ispirato a una ballata medioevale), Rossini fu felice di poter presentare questa nuova opera, che utilizzava ben quattro pezzi del Viaggio, con un atto intero in più. Il libretto fu rimaneggiato dallo stesso Rossini con l’aiuto di Adolphe Nourrit, il grande tenore protagonista della ’prima’ dell’opera, che sosterrà in seguito il temibile ruolo di Arnold nel Guillaume Tell. La sostituzione in alcuni punti degli agili versi alessandrini con parole prive di ritmo poetico – ma adatte alla musica dei brani da riutilizzare – suscitò l’ira di Scribe, che pretese di togliere il proprio nome dalla locandina. Non poca difficoltà si è incontrata per restituire Le Comte Ory alla sua versione originale; Ricordi, l’editore italiano, faceva precedere allo spartito un libretto (italiano) poeticamente valido, ma diverso da quello pubblicato in partitura, e non molto corretto dal punto di vista metrico.
Concepita per l’Opéra, Le Comte Ory non deve essere considerata opera seria, né buffa, e nemmeno la classica opéra-comique francese, sul genere di quelle di Auber o di Hérold; i recitativi sono accompagnati, non più secchi, come avveniva precedentemente nell’opera buffa italiana. Le Comte Ory è semplicemente comica: i personaggi non vengono ridicolizzati, e l’umorismo è dato piuttosto da particolari situazioni ricche di vivacità (l’assalto al castello, il brindisi-preghiera), in cui si coglie una sottile ironia; la figura dell’innamorato (qui il protagonista), che nell’opera buffa italiana era tradizionalmente personaggio serio, presenta invece tratti abbastanza caricaturali. L’opera fu ammirata da compositori assai diversi, come Berlioz e Milhaud; le linee melodiche risultano ampie e sviluppate, e l’organico orchestrale è molto nutrito: Le Comte Ory è partitura accurata e rifinita, in cui Rossini consegue dagli ottoni nuove soluzioni timbriche, conferendo all’orchestra una varietà di colori scuri inconsueti nella sua produzione. Rossini concepì in quest’opera scritture vocali vertiginose, per cantanti di levatura e capacità tecniche eccezionali: il conte è sì tenore, ma la sua vocalità è fiorita, di agilità e i suoi modi leziosi; ama essere ambiguo, e il libretto francese glielo consente ampiamente. Di particolare interesse, per l’originalità e la raffinatezza dell’ispirazione, sono le parti espressamente composte da Rossini per quest’opera, ad esempio il magico terzetto posto quasi a conclusione del secondo atto: in "A la faveur de cette nuit obscure" l’inganno – la sostituzione dell’oggetto amato – diviene sottile gioco erotico fine a se stesso. Rossini nel Comte Ory sembra volersi allontanare dalla realtà del suo tempo, da quel nuovo modo di cantare da lui stesso definito «gridato»; si avverte nel suo raffinato distacco una sfiducia nei confronti di un mondo che sente ormai estraneo. Solo undici mesi più tardi Rossini smetterà di comporre.