LA VEDOVA ALLEGRA
di Franz Lehar
librettista Victor Leòn-Leo Stein
con Umberto Scida, Elena d'Angelo, Armando Carini
di Franz Lehar
librettista Victor Leòn-Leo Stein
con Umberto Scida, Elena D’Angelo, Armando Carini
regia e coreografia Serge Manguette
direttore d’orchestra Orlando Pulin
costumi Eugenio Girardi
produzione Compagnia Italiana di Operette
Il Barone Zeta, Ambasciatore del Pontevedro a Parigi, riceve un ordine tassativo dal proprio governo: la signora Anna Glavari, giovane vedova del banchiere di corte, deve a tutti i costi risposarsi con un compatriota. Infatti se dovesse passare a seconde nozze con uno straniero, il suo capitale, valutato 100 milioni di dollari, abbandonerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e, per la "Cara Patria", sarebbe la rovina economica. Il Barone Zeta, coadiuvato da Niugus (cancelliere un po’ pasticcione), tenta di convincere il Conte Danilo Danilowich, segretario all’Ambasciata di Parigi, a sposare la ricca vedova.
Danilo però non ne vuole sapere perché, fra lui ed Anna c’è già stato del "tenero" prima che lei sposasse il banchiere Glavari; ed ora Danilo, ferito nell’orgoglio, non vuole assolutamente ammettere di essere ancora innamorato di Anna. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per ingelosirlo. Durante una festa che Anna organizza nella sua villa, sia per vedere le reazioni di Danilo e sia per salvare l’onore della moglie del barone Zeta, ella dichiara a tutti gli invitati che intende sposare un francese: il sig. Camillo De Rossillon. Danilo furioso abbandona la festa. Tutto sembra perduto, ma Niegus, più per caso che per merito, riesce a sciogliere l’equivoco e a far confessare ad Anna e Danilo il loro amore reciproco.
1953 nasce la “Compagnia Internazionale di Operette” che ha come comico Raffaele Treni. Sergio Corucci (pisano) fino al 1952 gestisce il Teatro Verdi di Pisa e il Teatro Giglio di Lucca. Casualmente a Faglia, nell’entroterra delle colline pisane, agisce una compagnia di operette che è sull’orlo del fallimento. Sergio Corrucci prende visione per la prima volta di questo genere; il suo debutto da spettatore è con l’operetta “Cin ci là”, se ne innamora e, da quel momento, inizia la sua avventura con l’operetta, che sarà per tutta la vita.
Negli anni sessanta la Compagnia Internazionale di operette diventerà “La Compagnia Grandi Spettacoli di Operette” e la ditta sarà formata da: Elvio Calderoni, Aurora Banfi, Carlo Campanili. Nel 1966 Sergio Corucci con il Comm. Giuseppe Erba portano la Compagnia in Sudamerica (Argentina, Brasile, Uruguay, Perù, Cile, Ecuador, ecc). Tale fu il successo tra i nostri emigrati che invece del mese preventivato la Compagnia prolungò per sei mesi la tournèe. Al ritorno dal Sudamerica la Compagnia diventerà “La Compagnia Italiana di Operette” perché così fu battezzata dal pubblico sudamericano e questa denominazione contraddistingue tutt’oggi la compagnia.
Negli anni settanta la ditta della compagnia è Alvaro Alvisi che rimarrà come comico e regista, con ampi consensi di critica e di pubblico, fino al 1982.
Dal 1984 al 1985 la ditta della compagnia è formata da: Franco Barbero, Nadia Furlon, Alfredo Rizzo.
Dal 1986 al 2005 la ditta è composta da Massimo Baggiani, Mariarosa Congia. Con il passare degli anni la Compagnia Italiana di Operette si è completamente trasformata. Oggi, avvalendosi di una ricca scenografia e lussuosi costumi, si presenta con un organico composto da 40 esecutori di cui: il comico Umberto Scida, la soubrette Elena D’Angelo, dodici professori d’orchestra diretti dal M° Orlando Pulin. La regia e le coreografie degli spettacoli sono affidati al M° Serge Manguette.