COPENAGHEN
Quali devono essere i rapporti fra potere politico e scienza? Può il progresso venire condizionato da scelte etiche? Quali sono i limiti e le responsabilità morali di chi si dedica alla ricerca scientifica? Sono interrogativi che segnano momenti importanti della nostra storia e che continuamente hanno cercato ansiosamente risposte, soprattutto in questi anni in cui così tanto peso hanno avuto le scoperte scientifiche sulle sorti dell’umanità.
Già presentato a Londra e a Parigi nella stagione 1998-99, e dal Centro Servizi e Spettacoli di Udine in quella successiva, Copenaghen è un avvincente thriller scientifico-politico di Michael Frayn, ora nuovamente prodotto da Emilia Romagna Teatro. Affidato nell’edizione italiana a tre grandi interpreti, Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice, diretti da Mauro Avogadro, Copenaghen è un inquietante "processo a porte chiuse", come ha voluto definirlo lo stesso Avogadro, il disegno drammatico di un serratissimo faccia a faccia, denso di angoscianti riflessioni e interrogativi alla vigilia del primo devastante uso della bomba atomica nella seconda guerra mondiale. La vicenda è ambientata nel 1941 proprio nella capitale nordeuropea e ricostruisce l’incontro, in una Danimarca occupata dai Nazisti, di due scienziati, entrambi Premi Nobel, un tempo maestro e allievo. Due ex compagni di ricerche costretti dalla guerra a guardarsi come due nemici. Il danese Bohr e il tedesco Heisenberg si ritrovano così imprigionati in un labirinto di domande che stentano a trovare risposta, sommerse come sono da ambiguità e percorse da dubbi estenuanti sul rapporto tra scienza e morale.
Umberto Orsini interpreta il fisico Bohr, un uomo umbratile e umorale, che una sera riceve, assieme alla moglie Margrethe – interpretata da Giuliana Lojodice – la visita del suo ex allievo. Una visita veramente insolita quella di Heisenberg – Massimo Popolizio – e nei padroni di casa si instaura la certezza che essa non sia casuale. Ma quali sono allora i veri motivi della sua visita? Nella più solida tradizione anglosassone, il dubbio è amletico: forse il fisico tedesco, in nome della vecchia amicizia, vuol far sapere a Bohr – ormai schierato con la ricerca Alleata – che ancora non possiede (e con lui quindi il Terzo Reich) la formula della bomba; oppure è lì per cercare di trovare con lui un accordo per bloccare o rallentare, in maniera bilaterale, le ricerche sulle armi nucleari?; o ancora, è semplicemente lì per offrirgli protezione, magari in cambio di qualche segreto? Tutte ipotesi lecite e tutte in parte con un fondo di verità che non troveranno una risposta univoca, nemmeno nelle considerazioni che i tre personaggi esprimono oggi supponendo di tornare a parlare come spiriti del passato, mentre le ambiguità delle situazioni e delle personalità dei protagonisti disegnano semmai un nuovo, simbolico corrispettivo del "Principio di Indeterminazione"…
Ma è la verità?
Quando un’opera di fiction tratta di personaggi ed eventi della storia è ragionevole voler conoscere quanto di essa è invenzione e quanto è storia. Cercherò di chiarire per quanto mi è possibile questo aspetto della commedia.
Michael Frayn
L’evento centrale di essa è realmente accaduto. Heisenberg si recò effettivamente a Copenaghen nel 1941, e incontrò realmente Bohr, malgrado tutte le difficoltà incontrate dai miei personaggi. Quasi certamente andò a cena dai Bohr, e quasi certamente i due uomini uscirono a passeggiare per sottrarsi a qualche possibile microfono. Quello che essi si dissero veramente è stato discusso ancora di più, e se nella commedia c’è una certa ambiguità su ciò che accadde, è perché il ricordo degli stessi personaggi è ambiguo. Congetture ancora più azzardate si sono fatte su quello che Heisenberg sperava di ricavare dall’incontro. Tutte le ipotesi e spiegazioni che emergono nella
commedia, tranne forse quella finale, sono tutte state effettivamente ventilate in diversi momenti,
in una forma o in un’altra.
Più desideroso di tutti che si stabilisse una versione in qualche modo concordata dell’incontro, era proprio lo stesso Heisenberg. Egli fece davvero ritorno nel 1947 insieme con la sua guardia del corpo inglese, Ronald Fraser, e tentò di trovare un terreno comune con Bohr sulla questione. Ma si rivelò un compito troppo delicato, e (come comunque disse Hiesenberg nei suoi ricordi) "decidemmo che sarebbe stato meglio smettere di disturbare gli spettri del passato". A questo punto la mia commedia si allontana dai dati storici, supponendo che anni dopo – quando tutte le persone coinvolte sono esse stesse ormai diventate spiriti del passato – i due protagonisti si ritrovino a discutere ulteriormente la questione, per raggiungere una migliore comprensione dei fatti, proprio come avevano fatto tante volte in vita con le scabrose difficoltà che presentavano i comportamenti interni dell’atomo. (…)
Non posso pretendere di essere il primo a notare le analogie tra la scienza di Heisenberg e la sua vita. Esse suggeriscono a David Cassidy il titolo, Indeterminazione, per la sua eccellente biografia. "Particolarmente difficile e controversa" – sostiene Cassidy nella sua introduzione – "è una valutazione retrospettiva delle attività di Heisenberg durante il Terzo Reich e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalla fine della guerra, sono stati espressi numerosi giudizi su quest’uomo e il suo comportamento, giudizi che sono stati formulati con convinzione, anche con passione, da persone diverse. E’ come se, per taluni di loro, le intense emozioni provocate dagli indicibili orrori di quella guerra e di quel regime, si fossero combinate con le ambiguità, i dualismi e i compromessi della vita di Heisenberg, per renderlo soggetto a un certo tipo di principio di
indeterminazione". (…)
E i miei personaggi? Somigliano in qualche modo agli originali?
E’ impossibile captare l’esatto tono di voce di persone che non si sono mai conosciute, basandosi semplicemente sulle testimonianze scritte, specialmente poi se la maggior parte di quello che i loro contemporanei riferiscono di averli sentiti dire era detto in altre lingue. Con i miei protagonisti c’erano problemi particolari. Bohr era famoso per il suo tono inarticolato e inaudibile, come lo era per la sua bontà e amabilità (…) Il problema con Margrethe è che c’è ben poco
materiale biografico su cui basarsi. Lei e Niels erano sicuramente molto legati l’uno all’altra, e tutto lascia pensare che lei fosse, come Niels, benvoluta da tutti. Non aveva un’istruzione scientifica, ma Bohr discuteva sempre con lei il proprio lavoro, presumibilmente evitando il linguaggio tecnico – anche se questo doveva esserle diventato familiare, visto che lei batteva a macchina ogni bozza degli scritti di lui.(…) E’ sempre stata più fredda di Bohr su Hiezenberg, e non nascose la sua contrarietà per la visita di lui nel 1941. Secondo Bohr, lei si oppose energicamente a che fosse invitato a casa, e il suo atteggiamento si ammorbidì solamente quando Bohr le promise di evitare la politica e di limitare la conversazione alla fisica. (…)
Il problema di Heisenberg è la sua elusività ed ambiguità, che è poi l’argomento della commedia.
Michael Frayn
(brani estratti dall’appendice a Copenaghen)
Michael Frayn è nato a Londra nel 1933. Ha iniziato la sua carriera come cronista del quotidiano The Guardian. Negli anni Sessanta ha lavorato come redattore per The Guardian e The Observer.
Ha pubblicato otto romanzi: The Tin Men, The Russian Interpreter, Towards the End of Morning, A Very Private Life, Sweet Dreams, The Trick of It, A Landing on the Sun e Now You Know e il saggio filosofico Constructions. E’ l’autore di numerose fiction per la televisione, mentre per il teatro ha scritto le commedie The Two of Us, Alphabetical Order, Donkey’s Years, Clouds, Balmoral (Liberty Hall), Make and Break, Noises Off (trad.it. "Rumori fuori scena", edizioni Costa & Nolan, 1995).
Alphabetical Order, Make and Break e Noises Off sono stati premiati in Inghilterra come "miglior commedia dell’anno", mentre Benefactors è stato giudicato il "miglior testo teatrale dell’anno". Come traduttore ha lavorato sul teatro di Cechov (ha tradotto Il giardino dei ciliegi, Tre sorelle, Il gabbiano, Zio Vania, assieme alla sua prima opera teatrale e a quattro atti unici), Tolstoj, Trifonov e Anouilh. Ha inoltre curato l’adattamento teatrale di quattro racconti di Cechov, Dramma, Steppa, Giudice istruttore e Lo starnuto.
Clockwise, il suo primo film, interpretato da John Cleese, è stato realizzato nel 1986. Il suo secondo film, First and Last, ha vinto il Premio Emmy nel 1990. Il film tratto da Rumori fuori scena è stato prodotto dalla Disney. L’adattamento teatrale del romanzo Now You Know realizzato dall’autore è andato in scena allo Hampstead Theatre nel luglio 1995 ed è stato rappresentato nei teatri inglesi fino alla primavera del 1996. L’opera Alarms&Excursions ha debuttato a Londra lo scorso anno.