COMPAGNIE MONTALVO HERVIEU
Good Morning, Mr. Gershwin
uno spettacolo di José Montalvo e Dominique Hervieu
musica George Gershwin
coreografia José Montalvo e Dominique Hervieu
scene e ideazione video José Montalvo
costumi Dominique Hervieu con la collaborazione di Siegrid Petit-Imbert
creazione sonora Catherine Lagarde
luci Vincent Paoli
clarinetto (assolo) Renaud Pion
creato e interpretato da : Mansour Abdessadok, Arthur Benhamou, Marie-Priska Caillet, Katia Charmeaux, Emeline Colonna, Clarisse Doukpe, Nicolas Fayol, Joëlle Iffrig, Blaise Kouakou, Mélanie Lomoff, Christelle Nazarin, Sabine Novel, P. Lock, Karla Pollux, Alex Tuy dit Rotha
collaborazione artistica Vincent Rafis
collaborazione video Pascal Minet, Etienne Aussel
grafica computerizzata Franck Chastanier, Sylvain Decay, Amel El Kamel, Clio Gavagni, Michel Jaen Montalvo, Valérie Toumayan
assistenti alla coreografia Joëlle Iffrig, Roberto Pani
responsabile di progetto Yves Favier
durata : 1h20’
coproduzione Théâtre National de Chaillot, Centre Chorégraphique National de Créteil et du Val-de-Marne / Compagnie Montalvo-Hervieu, Le Grand Théâtre de Luxembourg, La Biennale de la Danse de Lyon, Le Théâtre National de Bretagne, Het Musiektheater – Amsterdam, MC2 – Grenoble, La Maison des Arts de Créteil, Le Théâtre -Scène Nationale de Narbonne, L’Espace Jean Legendre – Théâtre de Compiègne.
Con la gentile autorizzazione dell’Opéra national de Lyon per l’utilizzo di elementi della produzione “Porgy and Bess” – Lyon 2008
photos copyright : Laurent Philippe (Théâtre National de Chaillot)
Da più di vent’anni, José Montalvo e Dominique Hervieu portano avanti il progetto di una danza divertente e iconoclasta, dall’immaginazione fervida, che rivela il piacere di corpi in movimento e la vivacità del loro intreccio. Mandando all’aria le logiche usuali, infrangendo gerarchie convenute di registri e discorsi, la loro arte, sebbene segua regole precise, rompe i codici le convenzioni, le buone maniere. Disegnando un mosaico di stili e interpreti, vestito dei colori del mondo nel quale oggi viviamo.
Good Morning, Mr. Gershwin
“Che fortuna avere 20 anni negli anni venti a New York!” Si entusiasmava Ernest Hemingway, grande ammiratore del compositore. Quegli anni in effetti furono proprio gli anni di Gershwin: nasce l’arte urbana americana, le città cambiano in modo incessante, c’è una modernizzazione galoppante… fenomeni che segnano il musicista con la loro vertigine e segnano le sue note del loro impulso.
E’ a questo giovane prodigio, entusiasta, libero e colto, che respirava a pieni polmoni l’aria del suo tempo, che sarà dedicato il primo movimento di questa creazione. Josè Montalvo e Dominique Hervieu attingono liberamente nella fabbrica di fantasmi di Broadway degli anni 30 – donne, cinema e canzoni cantate dai più grandi interpreti, da The man I love a I got rhythm – per offrire un poema visivo fatto di sensualità, sogno e fantasia.
In seguito, i Tre Preludi, composti nel 1926, testimoniano del talento eterogeneo di Gershwin. Poiché la sua curiosità non si ferma alle frontiere di Manhattan, ma attinge insaziabilmente ad altri contesti culturali, in un passaggio continuo tra arti minori e maggiori, musica colta e tradizionale.
I riff sincopati del jazz, i motivi di una ninnananna blues, i ritmi dei carabi si mescolano alternativamente nei Préludes alle forme armoniche ispirate dai grandi compositori europei – vicino ai quali un Gershwin più adulto e inquieto ricerca d’ora in avanti una legittimità.
A questo ideale di una musica per la musica, i due coreografi rispondono con una ricerca sul movimento puro, quel virtuosismo che attraversa il loro lavoro dagli inizi, e che troverà qui la sua realizzazione nell’intimità di una partitura per pianoforte.
Infine, circa dieci anni dopo i Préludes, l’opera della maturità di Gershwin fa entrare in scena per la prima volta i miserabili ai margini della Storia: con Porgy and Bess il compositore illumina di una luce cupa la società che lo aveva portato alle stelle.
Povertà e segregazione segnano l’America della Grande Depressione, di cui Gershwin vuole farsi testimone.
Eredi del gesto cittadino di un artista che incorona il suo percorso musicale di un’opera dai personaggi esclusivamente neri, José Montalvo e Dominique Hervieu articolano anche loro, in quest’ultima parte, discorsi storici ed estetici, politici e poetici dell’immaginazione.
Così faranno risentire l’utopia positiva portata da Gershwin ai suoi tempi: è l’ouverture agli altri, alle loro differenze che da sola può modellare un’intelligenza percettiva – una generosa ospitalità dello sguardo.
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