WEST SIDE STORY
TEATRO VALLI
Michael Brenner for BB Promotion in Cooperazione con Sundance Productions, Inc., N.Y.
Tratto da un’idea di Jerome Robbins
Libretto di Arthur Laurents
Versi di Stephen Sondheim
Coreografie originali di Jerome Robbins
Musica di Leonard Bernstein
Direttore Donald Chan
Regia e riallestimento Joey McKneely
Scene Paul Gallis
Costumi Renate Schmitzer
ORCHESTRA DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Produzione originale con le coreografie originali di Jerome Robbins
Personaggi
The Jets
Riff (il leader) Karl Wahl
Tony (l’amico) Josh Young
Action Brett Leigh
A-Rab Jeremy Dumont
Baby John Sean Patrick Doyle
Snowboy David Morrison
Big Deal Adam Lendermon
Diesel Chad Seib
Gee-Tar Graham Kurtz
Tigar Justin Braboy-Hapner
Le loro ragazze
Graziella Kimberly Wolff
Velma Lauralyn McClelland
Minnie Shayna Harris
Clarice Jacquelyn Scafidi
Pauline Vanessa Russo
Anybodys Sara Dobbs
The Sharks
Bernardo (il Leader) Oscar Loya
Maria (la sorella) Kirsten Rossi
Anita (la sua ragazza) Natalia Zisa
Chino (l’amico) Sachin Bhatt
Pepe Tony Guerrero
Indio Stanley Martin
Luis Christopher Perricelli
Anxious Samuel Ladd
Nibbles Sean Samuels
Moose CJ Tyson
Le loro ragazze
Rosalia Julie Craig
Consuelo Oneika Philips
Teresita Nicole Chantal de Weever
Francisca Marla Mcreynolds
Estella Tanairi Vazquezz
Margarita Maria Francesconi
Gli adulti
Doc Herman Petras
Krupke Eric Hoffmann
Schrank Stephen Johnson
Glad Hand Stuart Dowling
22 e 23 febbraio 2006 ore 20
WEST SIDE STORY
di Leonard Bernstein (1918-1990)
libretto di Arthur Laurents e Stephen Sondheim
Musical in un prologo e due atti
Prima:Washington, National Theatre, 19 agosto 1957
West Side Story, a rigor di termini, non è un’opera, bensì un musical. West Side Story, pur rispettando le convenzioni del suo genere, fu tuttavia l’ambizioso tentativo di dare un fondamento artistico elevato al genere più popolare e originale del teatro americano. Bernstein era da sempre convinto che attraverso il jazz la musica americana avesse arricchito il mondo di una forma di espressione nuova, e che solo da lì potesse nascere un autonomo teatro musicale nazionale. Nelle sue popolarissime trasmissioni televisive di divulgazione, Bernstein aveva più di una volta tracciato un parallelo tra la situazione americana del suo tempo e il teatro tedesco prima della Zauberflöte, augurandosi che l’America potesse salutare l’avvento di un proprio Mozart. A distanza di quarant’anni si può dire che il genio di Bernstein ha certamente creato un capolavoro, ma non è riuscito a fondare quel teatro americano da lui sognato. West Side Story affiora nella storia dello spettacolo statunitense come uno splendido torso cui non è seguito il resto della figura.
È noto che l’idea di trasporre la storia di Romeo e Giulietta nella New York del XX secolo fu del coreografo Jerome Robbins, che la propose già nel 1949 al musicista e allo scrittore Arthur Laurents. In un primo tempo la vicenda era stata immaginata sullo sfondo del conflitto tra la comunità ebraica e quella italiana durante le feste di Pasqua. Pur essendo entusiasta del progetto, Bernstein, che aveva già composto due musicals, On the Town (1944) e Wonderful Town (1953), era allora troppo impegnato negli sviluppi della propria multiforme carriera per trovare la necessaria tranquillità di lavoro. Sei anni dopo lo stesso gruppo, cui si aggiunse un altro formidabile autore per i testi delle canzoni, Stephen Sondheim, si rimise al lavoro, stavolta con buon esito. L’emergere della questione giovanile nelle metropoli americane dei primi anni Cinquanta suggerì agli autori di modificare l’idea di partenza, sostituendo allo scabroso motivo del conflitto religioso la rivalità venata di odio razziale tra due bande di quartiere, i sedicenti ‘americani’ dei Jets e gli immigrati portoricani degli Sharks.
West Side Story rappresentò un fatto nuovo per lo stile di Broadway, nelle cui commedie musicali non era costume rappresentare ambienti volgari e degradati, scene di violenza e finali tragici. Inoltre, la musica di Bernstein era più complessa e difficile di quanto il pubblico si aspettasse da uno spettacolo ‘leggero’. Molti produttori infatti rifiutarono di arrischiare un investimento, che ai più sembrava destinato al fallimento. Invece, pur con tutte queste particolarità, West Side Story è stato un grandissimo successo teatrale, cinematografico e discografico, il più grande dei tanti colti da Bernstein. Egli raggiunse qui indubbiamente quell’equilibrio nuovo tra azione teatrale e mezzi musicali, che aveva a lungo cercato nelle opere precedenti senza riuscirvi. Tuttavia West Side Story, pur nella sua profonda originalità, rimane come s’è detto un musical, e il suo successo dipende tanto dalla musica di Bernstein quanto dalle altre componenti dello spettacolo: la modernità delle coreografie di Robbins, l’abilissima distribuzione della materia drammatica di Laurents, l’icastica immediatezza delle canzoni di Sondheim. Sotto il profilo formale, se pure la musica non è alla base del ritmo drammaturgico Bernstein è riuscito ugualmente, con straordinario istinto teatrale, a inserire gli interventi musicali in un percorso intimamente connesso allo sviluppo dell’azione. La musica non si accontenta di suggerire un’ornamentazione espressiva alle varie situazioni, ma offre un tessuto di riferimenti tematici, indaga nel profondo del carattere dei personaggi, stabilisce nessi tra una scena e l’altra.
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