SIMON BOCCANEGRA
SIMON BOCCANEGRA
libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez
Musica di GIUSEPPE VERDI
Simon Boccanegra : Roberto Frontali
Maria Boccanegra:Carmen Giannattasio
Jacopo Fiesco: Giacomo Prestia
Gabriele Adorno: Giuseppe Gipali
Paolo Albiani:Marco Vratogna
Pietro : Alberto Rota
Capitano dei Balestrieri :Enea Scala
Ancella di Amelia :Lucia Michelazzo
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Direttore: Michele Mariotti
Regia: Giorgio Gallione
Scene e costumi: Guido Fiorato
Luci : Daniele Naldi
Maestro del coro : Paolo Vero
Nuovo allestimento del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Massimo di Palermo in collaborazione produttiva con I Teatri di Reggio Emilia
25 novembre 2007. ore 20.00
27 novembre 2007. ore 20.00
Teatro Valli
Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi (1813-1901)
libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez
Melodramma in un prologo e tre atti
Prima:Venezia, Teatro La Fenice, 12 marzo 1857 (seconda versione: Milano, Teatro alla Scala, 24 marzo 1881
Nella primavera del 1856 Verdi si recò a Venezia per una ripresa della Traviata e in quell’occasione si accordò con i dirigenti della Fenice per scrivere una nuova opera per il massimo teatro veneziano; Piave iniziò subito la stesura del libretto, sotto il diretto controllo del compositore, che gli fornì un completo abbozzo in prosa. Tornato a Parigi in agosto, Verdi, insoddisfatto di alcune parti del libretto di Piave, pregò Giuseppe Montanelli, intellettuale esiliato nella capitale francese per ragioni politiche, di riscrivere alcune scene. Verdi iniziò a comporre la musica in autunno, ma al suo arrivo a Venezia, nel febbraio successivo, mancava ancora un intero atto, oltre a tutta la strumentazione. L’esito fu negativo; queste le parole di Verdi, in una lettera alla contessa Maffei: «Il Boccanegra ha fatto a Venezia un fiasco quasi altrettanto grande che quello della Traviata ». La critica ebbe invece parole di elogio per la coerenza drammatica della partitura, oltre che per l’eleganza e l’espressività della melodia. Nel 1879, Verdi, che stava già lavorando con Boito al progetto di Otello , fu sollecitato da Ricordi a rivedere il Boccanegra . Il compositore, che fin dagli anni Sessanta aveva pensato a questa possibilità, accettò, a patto che anche il libretto subisse modifiche sostanziali. La scelta, per questa operazione, non poteva che cadere su Boito, il quale, oltre a rivedere numerosi passi del libretto originale, scrisse ex novo , su precise indicazioni di Verdi, la grande scena del consiglio nel primo atto. La nuova versione ebbe un’accoglienza trionfale alla Scala; fra gli esecutori, Victor Maurel (Boccanegra) e Francesco Tamagno (Adorno), che sei anni dopo sarebbero stati i primi interpreti di Jago e Otello.
Il Simon Boccanegra del 1857 presentava aspetti fortemente innovativi dal punto di vista drammaturgico, soprattutto per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi: un’opera cupa – troppo, a giudizio dello stesso Verdi – dominata dalla tinta delle voci maschili gravi. Particolarmente impressionante, a questo riguardo, è la grande forza suggestiva del prologo: infatti vi si odono soltanto i bassi e i baritoni, mentre la sezione femminile del coro figura soltanto nelle battute conclusive. La revisione del 1881, pur conservando la medesima distribuzione vocale, viene però innervata da tutta la raffinatezza dei dettagli melodici, armonici e strumentali propria dell’ultima fase creativa di Verdi e, soprattutto, dall’innesto della straordinaria scena del Consiglio, che arricchisce enormemente la caratterizzazione del protagonista. La sua accorata richiesta di pace, la calma con cui reagisce all’aggressione di Adorno, la formidabile invettiva "Plebe, Patrizi, Popolo" e infine la maledizione scagliata contro Albiani, danno a Boccanegra una dimensione di grandezza che mancava nella versione originale e che getta una luce diversa anche sugli atti successivi. Certo, il grande climax suscitato da questa scena fa sì che si avverta, nel seguito dell’opera, un leggero calo di tensione; a ciò si aggiunga che il notevole lasso di tempo che separa le due versioni determina inevitabilmente una certa disuguaglianza stilistica. Ma nella sua veste definitiva – tale è da considerare la versione del 1881 – Simon Boccanegra rappresenta sicuramente uno dei vertici della drammaturgia musicale verdiana.
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