PANE E ROSE
Premio del pubblico Museo Cervi Teatro per la Memoria 2013
Scritto diretto e interpretato da Monica Morini e Bernardino Bonzani
musiche al pianoforte Claudia Catellani
luce e tecnica Andrea Alfieri
collaborazione Annamaria Gozzi
si ringrazia per la generosa consulenza Letizia Quintavalla
Le donne sanno che non c’è lotta e giustizia senza bellezza.
Un racconto commovente e ironico, l'affresco di un secolo,
la protesta veemente e appassionata di mille donne.
Tante Antigoni che non rimasero in silenzio.
“Le donne sentono la luna,
la luna che gonfia le maree, la pancia, i seni e il cuore
Quando salì alta nel cielo la luna si specchiò nel fiume e lo fece tutto d’argento.
Un argento che ti faceva sentire la febbre,
un caldo da strapparti via il male taciuto
le fatiche, le umiliazioni, le ingiustizie, la fame,
troppi spilli e aghi conficcati sotto le dita, sotto la pelle,
vorresti toglierteli in una volta sola
gli aghi della guerra e dei mariti lontani
le donne hanno pazienza, filano, tessono
ma adesso basta.
“Ne avete abbastanza del pane che vi danno? Se è poco, venite con noi”.
Un secolo di storie, di lotte, di partecipazione, di libertà.
Una rivolta guidata dalle donne.
Antenate.
Il progetto è iniziato da una collaborazione con l’ANPI, l’associazione nazionale partigiani italiani. Si voleva raccontare la protesta veemente e appassionata di mille donne che l’8 ottobre del 1941 si presentarono nel municipio di un paesino della pianura reggiana al grido di pane e pace. Dieci di queste donne furono arrestate e incarcerate nei giorni successivi. Erano tutte donne antifasciste, braccianti, madri e spose che dovevano provvedere alle famiglie mentre mariti, fratelli e figli erano al fronte, in guerra. Da questo episodio quasi sconosciuto e dimenticato dalla storiografia ufficiale, con interviste e ricerche, abbiamo ricostruito una storia di donne, umili ma piene di dignità, con le loro lotte per il lavoro, con tutti i sacrifici per dare l’istruzione ai figli, pronte ad agire, a fare la loro parte, a stendersi sui binari per fermare i treni carichi d’armi.
Un affresco della pianura dove tutto è dritto e lo sguardo corre senza inciampi. Solo il fiume curva morbido come la pancia delle donne. In questa pianura, in un casino degli attrezzi ci fu il primo congresso provinciale clandestino del partito. Ma le donne ancora non ci potevano entrare. Eppure furono le donne ad andare in piazza e a prendere il posto degli uomini quando loro si trovavano al fronte o al confino. E avevano disobbedito a quelli che dicevano che le donne non contano niente.
Disobbedienti come Antigone. Non vuole che i corvi vadano a beccare gli occhi e il cuore del fratello, di notte va sul campo e gli fa il funerale al fratello suo, scava la terra, si spezza le unghie, e torna all’alba piccola, scalza e spettinata. E il re ha paura di quegli occhi che non hanno paura.
Questo racconto è dedicato a loro, a queste nostre Antenate. Resistevano contro la fame e contro la guerra. La nostra Resistenza è nel rinnovare la loro memoria.
Lo spettacolo è stato presentato in anteprima al XIII Festival Internazionale di Narrazione di Arzo (Svizzera) e finalista al Festival Resistenza del Museo Cervi dove ha ricevuto il Premio del pubblico Teatro per la memoria.