ORFEO ED EURIDICE
ORFEO ED EURIDICE
Azione teatrale in tre atti. Libretto di Ranieri de’ Calzabigi
Musica di CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK
Orfeo: Razek-François Bitar
Euridice Marta Vandoni Iorio
Amore Roberta Frameglia
Direttore Claudio Astronio
Regia Graham Vick
Scene e costumi Tim Northam
Coreografie Ron Howell
Luci Giuseppe Di Iorio
Maestro del coro Elena Sartori
ORCHESTRA BAROCCA DI BOLZANO HARMONICES MUNDI
CORO VOCI BAROCCHE DEL TEATRO ALIGHIERI DI RAVENNA
Nuovo allestimento
Coproduzione Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Modena, I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Ferrara e Teatro Verdi di Pisa
26 gennaio 2007 . ore 20.00 28 gennaio 2007 . ore 20.00
Teatro Valli
Mercoledi 24 gennaio ore 18.00
Saletta Conferenze dell’Archivio, Teatro Valli
con Daniele Abbado, Daniela Iotti, Umberto Bonafini
Orfeo ed Euridice
Azione teatrale in tre atti
Prima:Vienna, Burgtheater, 5 ottobre 1762
Personaggi:
Orfeo (A), Euridice (S), Amore (S); pastori, ninfe, Furie e spettri infernali, eroi ed eroine degli Elisi, seguaci di Orfeo
Giunto a Vienna nel 1761, Calzabigi fu spinto a collaborare con Gluck dal conte Giacomo Durazzo, ‘Direttore generale degli spettacoli’ al servizio della corte imperiale. A Vienna lavorava anche un altro italiano, il coreografo Gasparo Angiolini, il cui progetto artistico era quello di infondere nella danza la «verità espressiva»: insieme a Gluck e a Calzabigi aveva creato, nello stesso anno, il balletto pantomima Don Juan ou Le festin de pierre . Protagonista dell’«azione teatrale» Orfeo ed Euridice (azione teatrale nel senso di rappresentazione di circostanza, festa allestita per un’importante ricorrenza, in questo caso per il giorno onomastico dell’imperatore) fu Gaetano Guadagni, castrato contralto che aveva studiato a fondo la declamazione; era un interprete aggiornato, moderno, discepolo di David Garrick, l’attore che il coreografo Noverre indicava come esempio per la sua capacità di identificarsi nel personaggio. Il concorso di personalità simili, e la coscienza teorica espressa successivamente soprattutto da Calzabigi, hanno legittimato la definizione di ‘riforma’ del melodramma, valida per questa come per le altre collaborazioni successive del poeta con il musicista ( Alceste e Paride ed Elena ). Interessato al nodo fra poesia e musica e a tutte le componenti del dramma (in primo luogo alla coreografia e alla dimensione scenica, gestuale), Calzabigi racconta come avesse impostato il rapporto con il compositore: «gli lessi l’ Orfeo e gliene declamai in più volte parecchi frammenti, sottolineando le sfumature della mia declamazione, le sospensioni, la lentezza, la rapidità, i suoni della voce, ora pesante, ora flessibile, di cui desideravo facesse uso nella sua composizione. Lo pregai contemporaneamente di bandire i passaggi, le cadenze, i ritornelli, e tutto ciò che di gotico, di barbaro, di stravagante è stato inserito nella nostra musica. Il signor Gluck aderì ai miei punti di vista». La vicenda dell’ Orfeo è lineare e molto semplice, sviluppata in poche scene che formano quadri fra loro contrapposti; i personaggi sono solamente tre (anche nelle feste e azioni teatrali di Metastasio spesso i personaggi sono pochi).
Quando l’ Orfeo fu rappresentato a Parma, nel 1769, diventò parte del trittico Le feste d’Apollo , su testo di Carlo Innocenzo Frugoni, allestito da Gluck per celebrare le nozze del duca Ferdinando con la figlia di Maria Teresa d’Austria. Nella terza parte della festa, l’Atto d’Orfeo, il lavoro originale venne eseguito senza intervalli e con la parte del protagonista riscritta per un soprano castrato, Giuseppe Millico. Successivamente l’opera fu rappresentata a Londra (con aggiunte di Johann Christian Bach e Pietro Guglielmi), Bologna, Firenze e Napoli. Reduce dal successo parigino di Iphigénie en Aulide , Gluck rielaborò la partitura per l’Académie royale de musique (l’Opéra). La nuova versione, su libretto francese di Pierre Louis Moline (sulla scorta di quello di Calzabigi), andò in scena a Parigi il 2 agosto 1774. A causa dell’allergia del pubblico francese per il timbro dei castrati, la parte del protagonista fu riscritta per haute-contre , un tipo di voce maschile solitamente impiegata per le parti di eroe o di amante nelle opere francesi. Nella versione parigina vennero aggiunti nuovi brani vocali e strumentali: un’aria di Amore ("Si les doux accords de la lyre"), una di Orfeo, accesamente virtuosistica, nello stile dell’opera seria italiana ("L’espoir renaît dans mon âme", forse composta da Ferdinando Bertoni; Gluck l’aveva già inserita nell’Atto d’Aristeo, seconda parte delle Feste d’Apollo del 1769, e ne Il Parnaso confuso del 1765), la danza delle Furie tratta dal balletto Don Juan , un’aria con coro per Euridice ("Cet asile aimable et tranquille"), la struggente parte centrale (per flauto solista) della danza che apre la scena degli Elisi, un terzetto ("Tendre Amour") e alcune danze dell’ultimo atto. Nell’orchestrazione furono apportate numerose modifiche; alcuni strumenti che caratterizzavano la versione viennese (ad esempio, i tre cornetti della trenodia iniziale) vennero sostituiti. Nel 1813, a Milano, la parte di Orfeo fu cantata per la prima volta da una donna; la più famosa interprete ottocentesca del ruolo fu Pauline Viardot, per la quale Berlioz imbastì la sua edizione dell’opera, in quattro atti (1859), attuando una sorta di compromesso fra la versione viennese e quella francese, sulla traccia di quest’ultima. L’opera è stata spesso rappresentata in italiano, nella seconda metà dell’Ottocento, in versioni ibride, sulla scorta dell’edizione di Berlioz, ma con brani che questi aveva omesso: ad esempio, una rielaborazione è stata pubblicata da Ricordi nel 1889. Nel Novecento hanno cantato Orfeo , fra gli altri, Kathleen Ferrier, Rita Gorr, Ebe Stignani, Giulietta Simionato, Grace Bumbry, Marilyn Horne, Shirley Verrett, Janet Baker, Dietrich Fischer-Dieskau, Hermann Prey (questi nella versione per baritono), Léopold Simoneau e Nicolai Gedda (nella versione del 1774 per tenore). Recentemente alcuni controtenori (John Angelo Messana, René Jacobs e Derek Lee Ragin) hanno cantato la versione originale.