Il trovatore
Musica di Giuseppe Verdi
Il Conte di Luna Vittorio Vitelli
Leonora Vittoria Yeo
Azucena Silvia Beltrami
Manrico Gianluca Terranova
Ferrando Francesco Milanese
Ines Simona di Capua
Ruiz Simone di Giulio
Orchestra dell'Opera Italiana
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Direttore Andrea Battistoni
Regia Stefano Vizioli
Scene e costumi Alessandro Ciammarughi
Luci Franco Marri
Aiuto regia Lorenzo Nencini
Maestro del coro Martino Faggiani
Allestimento della Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste
Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione Teatro Verdi di Pisa
L'allestimento, che debutta al Valli e farà poi tappa a Modena e a Pisa, punta sul lato notturno dell’opera, immergendo la tetra vicenda in un’atmosfera onirica, sognante e allo stesso tempo concreta nel rappresentare le tragiche solitudini dei personaggi. Uno spettacolo nel solco di una tradizione rivisitata con garbo: scenograficamente, due imponenti carri e due scale comunicano un senso di oppressione e sono gli elementi cardine intorno ai quali ruota l'azione.
"Siamo tra Biscaglia e Aragona, al principio del Quattrocento. – riassume – Quindici anni addietro una zingara, Azucena, per vendicare la madre mandata al rogo come fattucchiera dal Conte di Luna vassallo del re d’Aragona, ha rapito uno dei due bambini di lui con l’intenzione di gettarlo nel fuoco, ma ottenebrata dall’orrore di ciò che stava per compiere ha inavvertitamente bruciato, invece, il suo proprio bambino, ed è fuggita via con l’altro. È questi oggi il “trovatore” Manrico, che il nuovo Conte di Luna ha proscritto come seguace di Urgel, un nobile che gli si è sollevato contro; e l’inimicizia tra i due è accresciuta dal fatto che entrambi amano la stessa donna, Leonora, la quale corrisponde al proscritto rifiutando il potente. Appunto nell’atto di celebrare le nozze con lei il trovatore apprende che Azucena, riconosciuta come la colpevole dell’antico delitto, è stata condannata al rogo, e corre in suo soccorso; ma è arrestato e condannato a sua volta alla decapitazione. Leonora tenta allora di salvarlo promettendosi al Conte nel mentre segretamente beve un veleno; ma la sua morte, inopinatamente rapida, sopravviene prima della liberazione di lui, che perciò è tratto al supplizio. Solo in quel punto la zingara si rende conto di quel che sta accadendo e rivela al Conte chi sia Manrico; ma un attimo troppo tardi, la testa è già caduta. A lei non resta se non gridare al Conte inorridito che la vendetta, quella vendetta che la madre morente le aveva affidato, è compiuta. Notturno attraversato da bagliori di fuoco, Il trovatore è una sorta di ballata popolare sceneggiata da una musica che la solleva nei cieli d’una fantasia incandescente, e la tronca infine senza commentarla, abbattendosi la sua conclusione su di noi come la scure sul capo di Manrico".
Fedele d'Amico
Durata opera:
Prima parte: un'ora e dieci minuti circa
Intervallo
Seconda parte: un'ora e dieci minuti circa
Durata totale: due ore e 40 minuti con un intervallo