Ballet Preljocaj
La Fresque
Dal racconto cinese La pittura sul muro
coreografia Angelin Preljocaj
musica Nicolas Godin con la collaborazione di Vincent Taurelle per alcuni brani
costumi Azzedine Alaïa
scenografia Constance Guisset Studio
luci Eric Soyer
assistente, vice direttore artistico Youri Aharon Van den Bosch
assistente ripetitrice Natalia Naidich
coreologa Dany Lévêque
produzione Ballet Preljocaj
coproduzione Grand Théâtre de Provence, Maison des Arts de Créteil, Théâtre National de Chaillot – Théâtre de la Ville – Paris, Scène National d’Albi, National Taichung Theater (Taiwan)
cast Margaux Coucharrière, Mirea Delogu, Clara Freschel, Nuriya Nagimova, Anna Tatarova, Marius Delcourt, Antoine Dubois, Jean-Charles Jousni, Víctor Mártinez Cáliz, Fran Sanchez
Durata: un'ora e 20 minuti senza intervallo
Dopo L’Anoure del 1995, Biancaneve del 2008, Siddharta del 2010, Angelin Preljocaj continua ad indagare l’universo dei racconti scegliendo per le sue creazioni una pista ancora inesplorata: i racconti tradizionali dell’Asia noti per la ricchezza e la forza poetica. Questa creazione immerge il lettore nel mondo fantastico di un’antica fiaba cinese e rivela il potere «soprannaturale» dell’arte pittorica.
La nozione di illusione e di trascendenza sono qui onnipresenti, Angelin Preljocaj si immerge in questo universo insolito. Senza raccontare la storia letteralmente, il racconto è la fonte di un adattamento più contemporaneo. Angelin Preljocaj con la forza del suo immaginario trasporterà la fiaba in uno spazio al crocevia delle culture, pur mantenendone la trama e le evocazioni simboliche.
Questo spettacolo è dedicato alla memoria di Cléo Thiberge Edrom.
La Fresque immerge il lettore nel mondo fantastico di un’antica fiaba cinese e rivela il potere soprannaturale dell’arte pittorica.
La nozione di illusione e di trascendenza sono qui onnipresenti, e Angelin Preljocaj si immerge in questo universo insolito, trasportando con la forza del suo immaginario la fiaba in uno spazio al crocevia delle culture, pur mantenendone la trama e le evocazioni simboliche.
La Fresque ci parla di un viaggio in un’altra dimensione dove l’immagine diventa luogo di trascendenza e la persona fisica entra in relazione con l’immagine. […] Esplorando le relazioni misteriose esistenti tra la rappresentazione e la realtà, appaiono evidenti, tramite la danza, i legami che si instaurano tra immagine fissa e movimento, tra istantaneità e durata, tra vivo e inerte. Dietro questa metafora racchiusa nel racconto si delinea la questione della rappresentazione e del posto che l’arte occupa nella nostra società. (Angelin Preljocaj)
C’erano una volta due viaggiatori, uno si chiamava Chu, l'altro Meng. Un giorno di pioggia e di gran vento trovano riparo in un piccolo tempio. Si avvicina un anziano monaco che mostra loro un magnifico dipinto, sul quale è rappresentato un gruppo di ragazze in un boschetto di pini. Una di esse raccoglie dei fiori, sorride in modo dolce, le sue labbra sono vive come la polpa delle ciliegie, e i suoi occhi brillano. Chu resta affascinato dai suoi capelli neri sciolti, simbolo di donna libera. La guarda a lungo, così intensamente che si sente fluttuare nell’aria e trasportare all’interno del quadro… L’avventura dura diversi anni, anni d’idillio e di felicità, fino a quando alcuni guerrieri cacciano Chu dal mondo del dipinto. Ritorna quindi alla realtà e ritrova il suo amico, che lo aveva perso da pochi minuti…Entrambi contemplano di nuovo il dipinto. Chu scopre con grande meraviglia che la sua fanciulla preferita sfoggia un magnifico chignon, simbolo di donna sposata.
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