Il 19 e il 21 maggio debutta The turn of the screw di Benjamin Britten, la nuova produzione della Fondazione I Teatri.
Dall’omonima novella gotica di Henry James, la storia racconta i misteri (…e i fantasmi!) di una ricca famiglia inglese. I biglietti saranno in vendita dal 23 febbraio.
Nel Giro di vite una narratrice senza nome, l’istitutrice dei due bambini, racconta una storia a Douglas, che la racconta a James e agli amici, raccolti attorno al focolare col fiato sospeso. Ma, al principio delle sue scatole cinesi James aggiunse un’altra figura senza nome: il master, lo zio dei bambini, di cui l’istitutrice è innamorata: un dio assente, che per pigrizia ed egoismo si disinteressa di Bly manor e dei suoi abitatori (come forse Dio si disinteressa del nostro mondo); un dio che è il centro vuoto, la causa lontana di tutti gli avvenimenti narrati – la corruzione dei bambini, le apparizioni spettrali, la furia dell’istitutrice , la morte di Miles. Tutti sappiamo cosa James ottenesse con il suo gioco di scatole cinesi. Mentre, da un lato, sembrava allontanare l’orrore e la tenebra con queste cortine di mediazione successive, i suoi veli, le sue reticenze, le sue omissioni, le sue cautele contribuivano d’altra parte ad accrescere la tensione fino a un diapason, che sembra insieme meraviglioso e intollerabile a qualunque lettore.
Pietro Citati