Emanuele Ferrari, pianista e ricercatore di musicologia e storia della musica presso l’Università di Milano-Bicocca, in questa lezione-concerto, andata in scena al Teatro Cavallerizza lo scorso 5 marzo e dal 24 novembre in streaming sul nostro canale youtube, ci introduce – con la naturalezza e la spontaneità che lo contraddistinguono – a Satie: Je te veux. Valzer cantato per piano solo
Quando cominciò a lavorare come pianista nei cabaret Satie comunicò agli amici, con l’usuale ironia, di aver ottenuto un incarico “di grande bassezza”. Ciò non gli impedì, in qualche recesso del suo spirito, di amare quel mondo che dichiarò a più riprese di detestare. La canzone Je te veux è infatti una surreale dichiarazione d’amore. Anziché esercitare la sua vena paradossale e distaccata, qui Satie crea una canzone da varietà talmente bella da risultare irrealistica: nessuna “vera” canzone da cabaret è così intensa, nobile e perfetta. Ed è proprio l’impeccabile bellezza di questo pezzo a farci sentire, con una punta di malinconia, che nulla di simile può esistere in questo mondo.