Chiusa da 30 anni, la Sala Verdi del Teatro Ariosto riapre ad aprile 2022!
La Sala Verdi è stata immaginata come uno spazio dedicato alla produzione e alla creatività, all’incontro con le nuove generazioni, pensato per accogliere prove, residenze, ma anche piccole rappresentazioni, laboratori, workshop e concerti. Per la città, si tratta di un altro spazio che potrà essere utilizzato per incontri, conferenze e proiezioni. Sarà autonomo, ma potrà essere anche di supporto ad attività di spettacolo al teatro Ariosto, nella sua funzione più naturale di Ridotto.
Il progetto esecutivo è stato realizzato dagli architetti Ivan Sacchetti e Giuliana Allegri, che hanno seguito negli anni l’intera riqualificazione del Teatro Ariosto, di cui la Sala Verdi costituisce il Ridotto.
Prevede un ambiente semplice, ma attrezzato per spettacoli ed eventi speciali, anche i più diversi tra di loro, in uno spazio non rigidamente impostato a priori, ma di volta in volta modulabile, a seconda delle esigenze e comunque accessibile a tutti. L’ingresso sarà sul lato nord dell’edificio: i circa 240 metri quadrati della sala sono stati pensati per accogliere 200 persone.
Il primo evento che la nuova sala accoglierà sarà la mostra di Arianna Arcara A View of Peeping Tom’s La Visita/Triptych, che verrà inaugurata venerdì 29 aprile, in occasione di Fotografia Europea 2022. Si tratta di una mostra che arricchisce il progetto “Peeping Tom a Reggio Emilia” che, lo scorso autunno, aveva portato al Festival Aperto della Fondazione I Teatri la prestigiosa compagnia belga, chiamata a mettere in scena, oltre all’acclamato Triptych al Teatro Municipale Valli, La Visita, site specific realizzato alla Collezione Maramotti e vincitore del premio Fedora. La mostra sarà visitabile il 29 aprile (ore 19-23), il 30 aprile (ore 10-23), il 1 maggio (ore 10-20) e dal 6 maggio al 12 giugno nelle giornate di venerdì, sabato, domenica e festivi (ore 10-20)
I lavori sono realizzati con RISORSE FSC assegnate alla Regione Emilia Romagna
I lavori si sono concentrati soprattutto nel rendere la Sala conforme ai criteri di sicurezza e di accessibilità, rifatti gli impianti e riqualificata l’acustica, grazie ad un pavimento in legno e a una controsoffittatura, costituita da un sistema di pannelli appesi, posti a bandiera, intercalati dall’illuminazione realizzata con spot a led. Rifatti completamente i camerini a sud della Sala e i servizi igienici del pubblico sul lato nord. L’atrio di ingresso si basa su elementi contemporanei, soprattutto luce e materiali pregiati: il luogo è caratterizzato da un pavimento in seminato alla veneziana chiaro, una parete di fondo che racchiude l’uscita dell’ascensore e le porte laterali color oro, una controsoffittatura orizzontale staccata dai muri, da cui scenda una lama di luce, due grandi lampadari che interpretano in chiave moderna gli antichi candelieri.
Un milione e 130mila euro l’importo dei lavori – di cui 500.000 finanziati dalla Regione Emilia Romagna e 430.000 dal Comune stesso – che la Fondazione I Teatri, in accordo con l’Amministrazione comunale ha affidato tramite bando al Consorzio Stabile CITEA e, per quanto concerne la fornitura della correzione acustica, previo Avviso esplorativo indagine di mercato e successiva procedura, alla società Decima Srl.
La Sala Verdi fa parte dell’edificio del Teatro Ariosto, di cui è il ridotto, e ha rappresentato per la Città di Reggio Emilia uno spazio importante per la crescita culturale e civile della comunità reggiana. Fu, nel contempo, sala di “appoggio” per le attività di spettacolo del teatro, ma visse anche di vita propria, come luogo in cui si svolgevano attività di tipo sociale, che ne fecero un importante punto di riferimento nella vita socio-culturale della città: qui si insegnava a leggere e scrivere in vista delle elezioni; vi furono ospitati i congressi del Partito socialista, comizi ed assemblee elettorali. Questa indipendenza della sala Verdi dai restanti spazi teatrali fu uno dei motivi della sua forte vitalità. A partire dagli anni ’30, dal dopoguerra, la sala Verdi fu testimone e ospitò momenti molto significativi dalla vita sociale, politica e culturale della città, come la residenza del collettivo americano del Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina, nel 1966. Purtroppo, negli anni successivi, per incuria ma anche per la mancanza di adeguate strutture di sicurezza, la sala Verdi venne chiusa al pubblico. Negli anni ‘80 l’architetto Carlo Lucci fu incaricato di realizzare un progetto di riutilizzo della sala, i cui lavori si conclusero nel 1985. Tuttavia, la nuova sistemazione e le cambiate esigenze della città non portarono fortuna allo spazio recuperato, che venne di nuovo dimenticato e chiuso al pubblico.