15 ottobre 2016
Teatro Ariosto
Peeping Tom
Moeder (madre) - prima italiana
regìa Gabriela Carrizo
assistente alla direzione e drammaturgia Franck Chartier
creazione e interpretazione Eurudike De Beul, Maria Carolina Vieira, Marie Gyselbrecht, Brandon Lagaert, Hun-Mok Jung, Yi-Chun Liu, Simon Versnel, Charlotte Clamens
assistenza artistica Diane Fourdrignier
composizione musicale e arrangiamenti Raphaëlle Latini, Renaud Crols, Peeping Tom
sound mixing Yannick Willox, Peeping Tom (TBA)
luci Giacomo Gorini, Amber Vandenhoeck
costumi Diane Fourdrignier, Kristof Van Hoorde (stagista), Peeping Tom scene Amber Vandenhoeck, Peeping Tom
assistente alla direzione e drammaturgia Franck Chartier
creazione e interpretazione Eurudike De Beul, Maria Carolina Vieira, Marie Gyselbrecht, Brandon Lagaert, Hun-Mok Jung, Yi-Chun Liu, Simon Versnel, Charlotte Clamens
assistenza artistica Diane Fourdrignier
composizione musicale e arrangiamenti Raphaëlle Latini, Renaud Crols, Peeping Tom
sound mixing Yannick Willox, Peeping Tom (TBA)
luci Giacomo Gorini, Amber Vandenhoeck
costumi Diane Fourdrignier, Kristof Van Hoorde (stagista), Peeping Tom scene Amber Vandenhoeck, Peeping Tom
Co-produzione: Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen), Taipei Performing Arts Center (Taipei), KVS – Royal Flemish Theatre (Brussels), Grec Festival de Barcelona / Mercat de les Flors (Barcelona), HELLERAU – European Center for the Arts Dresden, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Maison de la Culture de Bourges / Scène Nationale, La Rose des Vents (Villeneuve d’Ascq), Festival Aperto/Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), La Bâtie Festival de Genève.
Moeder is supported by Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen, DE) and Taipei Performing Arts Center (Taiwan), key partners in the Vader, Moeder, Kinderen trilogy.
Non appena sale il sipario su Moeder, il pubblico precipita in un mondo di incertezza, nel quale le identità stabili e le topografie che orientano i nostri movimenti e le nostre percezioni risultano sospesi. Dove siamo, esattamente? A un funerale, o alla sua rievocazione in studio di registrazione? O da tutt'altra parte, come nella cella di una stazione di polizia? Nello strano mondo di Moeder tutte queste possibilità coesistono.
E, fra queste immagini, chi è la madre? C'è? O piuttosto, ancor più che meramente assente, ella è l'assenza stessa che gli interpreti tentano di evocare alla presenza per mezzo del movimento, del suono, della danza, del discorso articolato e inarticolato? Lungi dall'essere personaggio principale, la madre abita il margine dell'indecisione.
Moeder, secondo volume di una trilogia che è iniziata con Vader (Padre, 2014) e si chiuderà con Kinderen (Figli, 2018) è un lavoro sulla memoria che esplora i modi in cui il tessuto di una vita si compone collettivamente come un mosaico o un reticolo. Lo spettacolo avvicina il magazzino della memoria – la combinazione e progressione di eventi che definisce chi siamo – non come un museo del sé, ma come un laboratorio i cui tecnici sono archeologi che scavano nel passato, oppure sono testimoni interrogati in un'indagine in corso i cui dettagli restano loro ignoti, oppure sono gli attori di un dramma.
Peeping Tom esplora tema e figura centrale, la memoria e la madre, con la stessa tenerezza e lo stesso occhio sardonico presenti in tutte le sue produzioni. Moeder è al contempo divertente e misterioso, inquietante e tuttavia stranamente familiare: vi riconosciamo la fascinazione che ci dà la sensazione che il mondo sia troppo per noi, lo sguardo divertito ai nostri tentativi vacillanti di adattarlo alle nostre nozioni. Non sorprendentemente, gli interpreti tentano di costruire la figura della madre e le conseguenze sulla loro propria interiorità simultaneamente, attraverso la loro decostruzione.
E, fra queste immagini, chi è la madre? C'è? O piuttosto, ancor più che meramente assente, ella è l'assenza stessa che gli interpreti tentano di evocare alla presenza per mezzo del movimento, del suono, della danza, del discorso articolato e inarticolato? Lungi dall'essere personaggio principale, la madre abita il margine dell'indecisione.
Moeder, secondo volume di una trilogia che è iniziata con Vader (Padre, 2014) e si chiuderà con Kinderen (Figli, 2018) è un lavoro sulla memoria che esplora i modi in cui il tessuto di una vita si compone collettivamente come un mosaico o un reticolo. Lo spettacolo avvicina il magazzino della memoria – la combinazione e progressione di eventi che definisce chi siamo – non come un museo del sé, ma come un laboratorio i cui tecnici sono archeologi che scavano nel passato, oppure sono testimoni interrogati in un'indagine in corso i cui dettagli restano loro ignoti, oppure sono gli attori di un dramma.
Peeping Tom esplora tema e figura centrale, la memoria e la madre, con la stessa tenerezza e lo stesso occhio sardonico presenti in tutte le sue produzioni. Moeder è al contempo divertente e misterioso, inquietante e tuttavia stranamente familiare: vi riconosciamo la fascinazione che ci dà la sensazione che il mondo sia troppo per noi, lo sguardo divertito ai nostri tentativi vacillanti di adattarlo alle nostre nozioni. Non sorprendentemente, gli interpreti tentano di costruire la figura della madre e le conseguenze sulla loro propria interiorità simultaneamente, attraverso la loro decostruzione.
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