Ho un punto tra le mani
libero gioco multisensoriale a partire dalla pittura di Kandinsky
A sinistra, in alto nell’angolo, un puntolino
A destra, nell’angolo in basso, altro puntolino
E al centro niente di niente
E niente di niente è tanto, tantissimo
In ogni caso assai più di qualcosa.
Kandinsky
Ideazione Flavia Bussolotto
con Flavia Bussolotto
composizione ed esecuzione musiche Michele Sambin
creazioni digitali dal vivo Alessandro Martinello
regia Flavia Bussolotto
contributi Pierangela Allegro per i pensieri condivisi e a Claudia Fabris, preziosa prima spettatrice
Il nuovo percorso di ricerca pensato per la prima infanzia parte da alcune suggestioni contenute nei testi Punto linea superficie e Lo spirituale nell’arte di Wassily Kandinsky.
Kandinsky scrive: “Il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è un pianoforte con molte corde. E l’artista è la mano che toccando questo o quel tasto fa vibrare l’anima”. In un altro passaggio della sua riflessione dirà altrettanto della forma.
Per Kandinsky forme e colori parlano direttamente all’anima. Ogni colore ha un suo odore, sapore, suono, così un punto, una linea o un triangolo, un quadrato, un cerchio. Grazie alle loro qualità sensibili le forme sono esseri viventi da ascoltare e i colori richiamano una sensazione vitale, un’emozione, un suono, addirittura uno strumento musicale.
L’opera d’arte è una partitura di forme e colori con un proprio suono e respiro, la sua creazione è la creazione di un mondo nel quale lo spettatore è invitato a immergersi “con tutti i propri sensi”.
Ed è proprio questa visione “sinestetica” che ha stimolato la mia curiosità e il desiderio di avvicinare le parole di Kandinsky al bambino e alla sua “percezione multisensoriale” del mondo.
Ma se Kandinsky voleva creare una scienza dell’arte, dando basi matematiche ai fenomeni artistici e fissando una grammatica dei segni pittorici, il mio desiderio è quello di giocare in libertà e leggerezza con le suggestioni creative contenute nelle sue parole.
Sinestesia, dal greco syn-aisthanèstahai, “percepire insieme”. Se ci atteniamo al significato etimologico del termine possiamo dire che ogni attività percettiva è un'attività sinestetica; ognuno di noi "percepisce insieme" suoni, colori, odori e sapori. Ancor più il bambino piccolo, immerso in un flusso globale di percezioni.
Ma sinestesia è anche “contaminazione” dei sensi di percezione e allora si può parlare del colore di un suono, del profumo di una parola.
In scena un corpo dialoga con il silenzio di un punto nello spazio, con la poesia di una linea retta che evoca spazi da abitare, immerso nell’esplosione di un colore, che è anche cibo, profumo, il suono di uno strumento musicale, ogni colore una nota e nell’immersione sensoriale dell'attrice il bambino si specchia, vivendo le proprie percezioni presenti e ritrovando la memoria dei propri sensi come immagini nella mente.
In un gioco di videoproiezioni gli elementi propri della pittura evocano mondi che toccano fisicamente il corpo vivo dell'attrice: qual è il profumo di un colore? Quale il suo sapore e il suo suono? …Mordere un limone, aspro suono, aspro colore che esce dall’anima e invade lo spazio.