El viento adentro
musiche Sergio Lanza e Marcela Pavia
su testi poetici di Alejandra Pizarnik e Antonia Pozzi
La creazione di uno spettacolo coerente e unitario, un dramma di voci in forma di concerto, che riesca a superare la diversità delle lingue, delle differenti voci poetiche e personalità musicali.
voce Elisa Bonazzi
chitarra Leopoldo Saracino
violoncello Francesco Dillon
elettronica Marcela Pavia e Sergio Lanza
regia del suono Massimo Marchi
- Marcela Pavia, Infierno musical, per voce, strumenti, elettronica (2024)
- Sergio Lanza, No mi voz (…) sino la otra, per voce, strumenti, elettronica (2024)
Questo lavoro è il frutto di più incontri. Lanza incontra per caso i versi di Pizarnik e questi iniziano a scavare in lui un forte solco. Pavia aveva già incontrato la Pizarnik e anche Lanza, ma è quando questi le propone di lavorare assieme sulla poesia di Alejandra che nasce l’idea di un progetto musicale, che Marcela, a sua volta, arricchisce del suo incontro con i versi di Antonia Pozzi. Nasce così il progetto di uno spettacolo diviso in due tempi equamente ripartiti tra i compositori, articolato sfruttando le diverse possibilità espressive offerte dalla vocalità, da due strumenti amplificati (violoncello e chitarra) dall’elettronica, dalla proiezione di testi e immagini. La creazione di uno spettacolo coerente e unitario, un dramma di voci in forma di concerto, che riesca a superare la diversità delle lingue, delle differenti voci poetiche e personalità musicali.
Informazioni sullo spettacolo
12.11.2025 - Sala degli Specchi del Teatro Valli
Posto unico
€ 10,00
La poesia della Pizarnik è intensa, a volte difficile, estrema, a tratti surreale, innervata da continue interrogazioni sul senso della propria scrittura e, attraverso di essa, sul senso oscuro della propria vita. È fortemente concentrata su di sé, sulla propria sofferente inquietudine ma il balzo verso l’universale passa, con la necessità propria della grande poesia, attraverso la costruzione paziente di un simbolismo personale, denso, iconico, ricorrente. Mi sono subito sentito in grande sintonia con questi tratti caratterizzanti della sua poesia, riconoscendo alcune affinità con la mia ricerca. Il lavoro sul testo è partito col rilevare alcune parole/immagini chiave, ricorrenti nella sua poesia anche a distanza di anni: vida, caer, voces, música, noche, palabra, memoria, viento, silencio. Estratti da varie poesie, i versi che le contengono sono stati raggruppati a formare dei metatesti, funzionali al disegno di una macroforma musicale articolata in sedici momenti. L’uso di microtoni, sonorità-limite e una timbrica vocale e strumentale in continua trasformazione-trasfigurazione, erano già parte del mio linguaggio musicale: qui vengono reinterpretati come chiavi di lettura, strumenti di evocazione de los mágicos sonidos. L’elettronica moltiplica, amplifica o concentra alterando, come uno specchio irregolarmente concavo, le diverse voci, offrendo anche un bordone grave che a tratti scompare e riappare, come un fondale buio, l’idea negra che la vita e la poesia di Alejandra sempre oscuramente sottendono.
Saverio Lanza
Pizarnik e Pozzi: il filo rosso che le accomuna è il linguaggio; non il loro linguaggio poetico ma la ricerca della salvezza attraverso le parole. Salvezza che non arriva per nessuna perché il “lenguaje negro, fragmentado, esteril es una trampa” e batte inutilmente per arrivare al vuoto e al silenzio. Parole ricorrenti, specchio di una ricorrenza esistenziale nella quale mi riconosco, poeticamente ed esistenzialmente. Le parole sono estrapolate da diverse poesie ma principalmente da Infierno Musical (Pizarnik) e Grido (Pozzi). Poiché il linguaggio desgarra e le parole sfuggono, la materia verbal, semantica, golpea con soles, per poi frammentarsi in sillabe, suoni, fonemi e grida. L’elettronica spazializza le voci, le moltiplica e le auralizza; si costituisce a volte in parodia degli strumenti; a volte prolunga questi in risonanze spettrali o amplia orchestralmente la trama sonora. La macro-forma è articolata in 6 grandi sezioni con unità ricorrenti (ritmo pulsato e ossessivo), che si evolvono in modi diversi (e alla fine condurranno sempre e comunque al vuoto e al silenzio), l’altezza è polarizzata, spesso congelata in ambiti fissi. L’evoluzione a spirale degli oggetti sonori, significando i significanti attraverso la ricorrenza, è un tratto stilistico del mio linguaggio, ed è anche poetica del fondale ossessivo di due anime tormentate.
Marcela Pavia
Crediti
in collaborazione con AGON acustica informatica musica
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