12 marzo 2017
Teatro Municipale Valli
Centre Chorégraphique National
Rose-Variation - prima italiana
Opal Loop/Cloud Installation #72503
Sounddance
Rose-Variation
coreografia Mathilde Monnier musica Ludwig Van Beethoven, Sonata per pianoforte n. 17 eseguita dal vivo da François René-Duchâble scenografia Annie Tolleter luci Eric Wurtz ideazione costumi Mathilde Possoz assistente al coreografo Cédric Andrieux maestro ripetitore Thomas Caley
coreografia Mathilde Monnier musica Ludwig Van Beethoven, Sonata per pianoforte n. 17 eseguita dal vivo da François René-Duchâble scenografia Annie Tolleter luci Eric Wurtz ideazione costumi Mathilde Possoz assistente al coreografo Cédric Andrieux maestro ripetitore Thomas Caley
Opal Loop/Cloud installation #72503
coreografia Trisha Brown rimontata da Leah Morrison e Laurel Jenkins Tentindo scenografia John Torres visual design Fujiko Nakaya suono acqua erogata ad alta pressione luci Beverly Emmons costumi Judith Shea realizzati dall’Atelier del CCN – Ballet de Lorraine maestro ripetitore Thomas Caley
Sounddance
coreografia Merce Cunningham musica David Tudor (Untitled 1975/1994) scene, costumi e luci Mark Lancaster coreografia rimontata da Meg Harper e Thomas Caley
Il balletto Rose è stato originariamente creato per il Royal Swedish Ballet nel 2001, all’epoca diretto da Petter Jacobsson. Il palcoscenico, i corpi dei danzatori e la scenografia sono avvolti nel rosa. Rose- variation è una riscrittura della creazione del 2001 che decostruisce il vocabolario del balletto classico. La struttura del balletto interroga e mette alla prova le figure e i passi del balletto classico in nuove variazioni. Vengono impiegati diversi passi di danza, manipolati dall’interno al fine di mostrare il potenziale creativo e immaginifico, figure codificate come rond de jambe, grand jeté, battement, tour en dehors implicano una finzione corporea da superare. Pur lavorando come un corpo di ballo, ogni ballerino diventa un solista co-autore della propria parte col coreografo.
La coreografia è costruita come una successione di assoli – dei pezzi di bravura – che vengono poi ripresi in coro dal gruppo. L’inizio dello spettacolo è anche la sua fine, il balletto comincia con una serie di inchini che si ripetono per tutta la pièce, come se i ballerini dovessero salutare prima di esibirsi.
La musica sostiene la coreografia, il pianista vestito di rosa suona in diretto contatto con i danzatori. La sonata per pianoforte n. 17 di Beethoven è divisa in tre movimenti: Largo-Allegro, Adagio e Allegretto. È una partitura virtuosistica e possente, accompagna la bravura tecnica dei danzatori condividendo con loro l’essenza della musica. È un’opera cupa, scritta quando Beethoven era quasi sordo e lottava per continuare a comporre.
La coreografia è costruita come una successione di assoli – dei pezzi di bravura – che vengono poi ripresi in coro dal gruppo. L’inizio dello spettacolo è anche la sua fine, il balletto comincia con una serie di inchini che si ripetono per tutta la pièce, come se i ballerini dovessero salutare prima di esibirsi.
La musica sostiene la coreografia, il pianista vestito di rosa suona in diretto contatto con i danzatori. La sonata per pianoforte n. 17 di Beethoven è divisa in tre movimenti: Largo-Allegro, Adagio e Allegretto. È una partitura virtuosistica e possente, accompagna la bravura tecnica dei danzatori condividendo con loro l’essenza della musica. È un’opera cupa, scritta quando Beethoven era quasi sordo e lottava per continuare a comporre.
Opal Loop/Cloud Installation #72503 si basa sull’idea di una frase coreografica infinita … [che] richiede l’impiego di un metodo affinché i movimenti in loop ritornino al centro della scena.
Ogni danzatore improvvisa la sua risposta a questo schema aperto per fermare o riprendere la frase, producendo migrazioni di movimenti, che come dei canoni vengono ripartiti e condivisi tra i quattro danzatori. La sequenza fluida dei movimenti, accentuata dalla nuvola di vapore di varia forma creata da Fujiko Nakaya, diventa estremamente difficile da cogliere, a dimostrazione della dichiarazione di Trisha Brown, secondo cui la danza è un’arte effimera.
– Susan Rosenberg, Scholar-in-Residence, Trisha Brown Dance Company
Ogni danzatore improvvisa la sua risposta a questo schema aperto per fermare o riprendere la frase, producendo migrazioni di movimenti, che come dei canoni vengono ripartiti e condivisi tra i quattro danzatori. La sequenza fluida dei movimenti, accentuata dalla nuvola di vapore di varia forma creata da Fujiko Nakaya, diventa estremamente difficile da cogliere, a dimostrazione della dichiarazione di Trisha Brown, secondo cui la danza è un’arte effimera.
– Susan Rosenberg, Scholar-in-Residence, Trisha Brown Dance Company
Sounddance (1975) potrebbe essere considerata l’opera di Merce Cunningham più amata dal pubblico e dai critici. Il coreografo crea Sounddance di ritorno dal periodo trascorso al Balletto dell'Opera di Parigi nel 1973 dove aveva lavorato a Un Jour ou Deux. Ritrovando i suoi danzatori, Merce Cunningham ha creato un contrasto con l’uniformità del balletto: nasce una pièce rapida ed energica, un caos organizzato.
I movimenti dei piedi e del torso in Sounddance sono molto complessi e il tempo canalizza l’insieme del gruppo. Al centro del palcoscenico si trova un fondale drappeggiato color oro, ideato dall’artista Mark Lancaster. Questa compressione dello spazio si aggiunge alla frenetica coreografia dando l’impressione di osservare al microscopio.
Il fondale svolge un ruolo attivo, come base e impulso per la coreografia. I danzatori entrano in scena come proiettati dal fondale e alla fine spariscono come inghiottiti, risucchiati in un tunnel. Il musicista e compositore David Tudor ha composto una partitura forte e ritmata per Sounddance, perfetto accompagnamento per l’esuberanza e il dinamismo della coreografia di Merce Cunningham.
I movimenti dei piedi e del torso in Sounddance sono molto complessi e il tempo canalizza l’insieme del gruppo. Al centro del palcoscenico si trova un fondale drappeggiato color oro, ideato dall’artista Mark Lancaster. Questa compressione dello spazio si aggiunge alla frenetica coreografia dando l’impressione di osservare al microscopio.
Il fondale svolge un ruolo attivo, come base e impulso per la coreografia. I danzatori entrano in scena come proiettati dal fondale e alla fine spariscono come inghiottiti, risucchiati in un tunnel. Il musicista e compositore David Tudor ha composto una partitura forte e ritmata per Sounddance, perfetto accompagnamento per l’esuberanza e il dinamismo della coreografia di Merce Cunningham.
Il CCN – Ballet de Lorraine, caratterizzato da un’apertura artistica a livello nazionale e internazionale d’avanguardia, propone una serata composita, che si apre con Rose-Variation, con musica dal vivo e una scena completamente rosa, di Mathilde Monnier, coreografa francese che con le sue creazioni s da le aspettative presentando una ricerca che si rinnova di continuo. Opal Loop/Cloud Installation#72503 (1980) di Trisha Brown, lavoro sincretico, originariamente pensato per gli spazi espositivi, segna la collaborazione tra la coreografa e l’artista giapponese Fujiko Nakaya. Infine, Sounddance (1975), forse l’opera di Merce Cunningham più amata da pubblico e critica, una pièce rapida ed energica, una sorta di caos organizzato.
Danza 2024-2025
10 maggio 2025
Ballet National de l'Opéra de Lyon / Naharin • Last Work
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