ideazione, danza Annamaria Ajmone
set,styling, immagini Natália Trejbalová
ricerca, collaborazione drammaturgica Stella Succi
musiche Flora Yin Wong
costume Jules Goldsmith
direzione tecnica, disegno luci Giulia Pastore
preparazione voce VEZA e Paola Stella Minni
progetto grafico Giulia Polenta
produzione Associazione L’Altra
coproduzione FOG Triennale Milano Performing Arts, Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Torinodanza, Fondazione I Teatri Reggio Emilia \ Festival Aperto, Lac Lugano Arte e Cultura, Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto Prendersi cura
con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e di Fondazione CR Firenze, Oriente Occidente, far° festival des arts vivants Nyon.
Un tentativo di incarnazione dell’Altro attraverso una meditazione sugli animali e gli ecosistemi in cui vivono.
Informazioni sullo spettacolo
10.10.2021 - h 16:00 - Chiostri di San Pietro
Posto unico
€ 10,00
L’accesso è consentito soltanto con certificazione verde Covid-19 (Green Pass) o documentazione che attesti l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dall’infezione (validità 6 mesi) o l’esito negativo di un test molecolare o antigenico (validità 48 ore). Si richiede anche un documento di identità valido.
Annamaria Ajmone, riconosciuta interprete sensibile e delicata della scena italiana, si cimenta in una creazione in forma di solo. Animale e vegetale si fondono nello spazio oscuro della foresta, che include e trasforma i segni dei propri abitanti.
La notte è il mio giorno preferito è un tentativo di incarnazione dell’Altro attraverso una meditazione sugli animali e gli ecosistemi in cui vivono. Un tentativo destinato al fallimento: non è infatti possibile incarnare niente se non il proprio corpo, né raggiungere una completa comprensione interspecifica.
Lo spettacolo si dispiega in una serie di esperimenti, scomponendo e ricomponendo la pratica animale di tracciare ed essere tracciati, di ricercare e nascondersi. Segnali e strumenti percettivi misteriosi, ispirati a diverse specie, ne costituiscono il tessuto connettivo.
L’animale e il vegetale, l’organico e l’inorganico si fondono nello spazio oscuro della foresta notturna; frane e richiami irrompono spezzandone la quiete.
Una foresta né vergine né idealizzata, ma tecnonaturale, che include e trasforma i segni lasciati dai propri abitanti
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